La politica si ferma: sì, avete proprio capito bene. Camera e Senato, infatti, resteranno chiusi per 7 giorni dopo la morte di Silvio Berlusconi. Una decisione senza precedenti nella Repubblica Italiana che ha fatto scattare più di qualche polemica. Agende di ministri e presidente del Consiglio svuotate, una settimana senza voti in Parlamento, riunioni di partito rinviate. Si accendono i neon della torre Mediaset, si spengono i fari della politica, per l’estremo inchino a Berlusconi. Mai era successo prima. Perché la scena scavalca i riti della Repubblica, si colloca fuori dai cataloghi del cerimoniale di Stato, va a rivestire d’inusuale protocolli sempre modellati sulle istituzioni, non sulle persone, e ogni volta ossequiati con pigra ritrosia o dissimulata riluttanza.
Sì, le esequie di Stato e l’opinabile lutto nazionale c’erano già stati. Li avevano avuti, i funerali solenni, gli ex presidenti del Consiglio Giovanni Spadolini nel 1994 e Amintore Fanfani nel 1999. Il lutto nazionale Giovanni Leone e Carlo Azeglio Ciampi, che però erano stati presidenti della Repubblica, non solo premier. Per Silvio Berlusconi scatta tutto questo, ma anche molto di più. Uno “shut down” istituzionale sull’onda dell’emozione a reti unificate. Serrate per lutto, per tre giorni, le agende di deputati, senatori e anche ministri. Niente votazioni d’Aula per un’intera settimana. Lo abbiamo visto accadere appena un anno fa, è vero. Ma era l’Inghilterra. Londra, non Roma. Moriva la regina Elisabetta II, sovrana regnante, non un ex presidente del consiglio.
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In una lunga sequela di lanci d’agenzia, sono gli annunci degli alleati di governo lunedì mattina a trasformare il cordoglio e il lutto per la scomparsa, temuta e improvvisa, di Berlusconi in uno stop all’attività istituzionale. Il più lesto ad annullare gli impegni è Matteo Salvini. Segue una nota di Palazzo Chigi per informare che Giorgia Meloni fino a domani, giorno dei funerali nel Duomo di Milano, ha deciso di cancellare tutti gli appuntamenti in agenda. Ed è costretto a far marcia indietro il presidente iracheno Abdul Rashid Latif, in visita a Roma e in arrivo a Palazzo Chigi in mattinata: mentre la nota che revoca ogni incontro viene diramata alla stampa, nella sede del governo riavvolgono la bandiera irachena e il tappeto rosso che avevano già srotolato per accogliere l’ospite.
Seguono, alla spicciolata, i ministri. Antonio Tajani, coordinatore di FI, anticipa il rientro da una importante e a lungo preparata missione a Washington. Ma anche i ministri di FdI Adolfo Urso, titolare del Made in Italy, della Lega Giancarlo Giorgetti, che guida l’Economia, di FI Gilberto Pichetto Fratin e Elisabetta Casellati, Ambiente e Riforme, sgombrano le agende. In segno di rispetto, lutto, commozione. Slitta il Consiglio supremo di difesa. Cancella gli appuntamenti il presidente della Camera Lorenzo Fontana, chiede al Senato di fermarsi, nel giorno dei funerali, il presidente Ignazio La Russa.
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Chiudono Camera e Senato, una cosa mai vista
Sono le 14 di lunedì quando in Aula a Montecitorio la vicepresidente Anna Ascani, deputata del Pd, legge una dichiarazione: “In seguito al decesso di Silvio Berlusconi, su richiesta del gruppo di FI, l’attività di Aula alla Camera è sospesa nelle giornate di oggi e domani. Riprenderà il 14 giugno alle 9,30”. Slitta così la discussione sulle mozioni sull’adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all’importo delle pensioni minime. E viene rinviata a giovedì la conclusione, in commissione a Palazzo Madama, dell’esame del decreto lavoro, con le norme su contratti, fringe benefit, smart working. Ma ventiquattro ore dopo forse ci si rende conto che non è abbastanza. E allora la conferenza dei capigruppo di Montecitorio annulla le votazioni in Aula per tutta la settimana (solo il 20 giugno si discuterà del Pnrr). Al Senato si riprenderà a esaminare provvedimenti lunedì prossimo. Chiusi, o quasi, sette giorni per lutto. Salvo riunirsi a commemorare lo scomparso leader.
Oggi alla notizia della morte di Berlusconi, non solo l’Udc di Lorenzo Cesa rinvia la sua direzione, ma anche il Partito democratico di Elly Schlein, confermando un aplomb istituzionale cementato negli anni del governo, fa sapere che “in segno di rispetto” terrà in altra data la propria direzione nazionale. E così, per paradosso, un solo partito nelle ore del cordoglio non chiude i battenti, non ferma la sua attività, si riunisce per decidere. È, questa la sorpresa, proprio Forza Italia, soggetto politico che continuerà a portare il nome di Silvio Berlusconi nel simbolo. È convocato per oggi il comitato politico degli azzurri, per approvare il bilancio. E dare un segnale di esistenza, mentre la sopravvivenza politica è a rischio e intorno, “per rispetto”, tutto tace.
Immediate le reazioni del mondo politico. “La sospensione per tutta la settimana delle votazioni in Parlamento per la morte di Berlusconi è davvero inaccettabile. I bisogni, le tragedie, i diritti delle persone del Paese possono attendere perché nel nuovo regime bisogna stare una settimana inginocchiati” scrive su Twitter Luigi de Magistris, leader di Unione popolare ed ex sindaco di Napoli.
Anche Andrea Crisanti del PD non ci sta: “Comprendo con sincera empatia il dolore che la scomparsa di Silvio Berlusconi crea non solo nei suoi affetti personali, ai quali vanno le mie più sentite condoglianze, ma anche alla sua comunità politica e a un intero sistema Paese che con il suo operato e la sua figura si è identificato. Tuttavia, non posso non esprimere la mia ferma contrarietà ai funerali di Stato, che ritengo inopportuni, così come al lutto nazionale per il nostro ex presidente del Consiglio” scrive.
Dura anche la reazione di Rosy Bindi: “I funerali di Stato sono previsti ed è giusto che ci siano, il lutto nazionale per una persona divisiva com’è stato lui secondo me non è una scelta opportuna”. Ha detto l’ex parlamentare del Pd intervenendo a ‘Un giorno da pecora’ su Radio1. Nel 2009 Bindi è stata protagonista di uno scontro con Berlusconi: “Lei è più bella che intelligente”, le disse il Cav. “Non sono una donna a sua disposizione”, replicò lei. “Fu una reazione non pensata, sono parole che escono perché le hai dentro – ricorda l’esponente dem -. Non ho mai fatto pace né rincontrato Berlusconi dopo quell’episodio, lui non ha mai chiesto scusa ma non ho rimpianti, non so se avrei accettato le sue scuse” ha detto.