“Patata bollente”, condannati Feltri e Senaldi per il titolo sulla Raggi: ecco la decisione dei giudici

Ci sono novità che riguardano quella brutta storia in cui erano coinvolti Vittorio Feltri e Pietro Senaldi. Come molti di voi sicuramente ricorderanno, nel 2017 Libero aveva sbattuto la foto di Virginia Raggi in prima pagina con un titolo scioccante: “Patata bollente”. Dopo tutto questo tempo è arrivata finalmente la decisione dei giudici sul caso. Vediamo cosa hanno deciso e come ha reagito l’ex sindaca di Roma.

“Siamo donne, non per questo siamo disponibili”. Virginia Raggi ha aspettato qualche giorno prima di commentare la sentenza di primo grado della Corte di appello di Catania che ha condannato Vittorio Feltri, oggi consigliere comunale a Milano, e Pietro Senaldi, editorialista e direttore di Libero, per aver definito nel titolo di apertura del giornale “patata bollente” l’ex sindaca di Roma.

La Raggi ha pubblicato su Instagram la prima pagina del quotidiano datata 10 febbraio 2017 che la ritraeva in primo piano con sopra il titolo “Patata bollente” a caratteri cubitali e alla sinistra il catenaccio: “La Raggi ha mostrato un debole per un dipendente comunale e gli ha dato l’aumento: meglio il Cav, che pagava di tasca propria”. Ebbene, Feltri dovrà pagare 11 mila, Senaldi 5 mila euro per aver diffamato l’esponente grillina.

“Sono passati più di 6 anni”, scrive Raggi sui social: “Probabilmente, era uno dei momenti più duri. Si poteva scrivere qualsiasi cosa sul mio conto, senza avere alcun riscontro. Ma quel giorno si è passato il limite. Libero pubblicava un articolo con evidenti allusioni sessuali. Ho denunciato per diffamazione aggravata Vittorio Feltri, autore del pezzo, e Pietro Senaldi, direttore responsabile e ben due gradi di giudizio mi hanno dato ragione. Ma non è una vittoria soltanto mia, è una vittoria di ogni donna che si è sentita offesa e di ogni padre, fratello, figlio o marito che si è indignato”. E poi ancora: “Quell’articolo era un coacervo di falsità, condite da luoghi comuni, pregiudizi, offese gratuite, sessiste, maschiliste e squallide. Purtroppo, quel che tante donne sono costrette a subire ancora troppo spesso da persone che forse vivono su un altro pianeta. Ho denunciato, perché la critica giornalistica è altro e va ribadito, sempre. Perché il mestiere di giornalista, se fatto con onestà e rigore, è in grado di aiutarci a capire il mondo ed essere più consapevoli”.

Erano i giorni delle nomine criticate dall’opposizione, dei primi guai con la giustizia di alcuni dei fedelissimi dell’ex prima cittadina e della foto che la ritraeva con Salvatore Romeo, allora suo segretario politico, sul tetto del Campidoglio. Nel suo editoriale, Feltri scriveva che “alcuni anni or sono fu la volta di Ruby Rubacuori spacciata addirittura per nipote di Mubarak, che sollevò uno scandalo (…) dato che Berlusconi, assolto per averla trombata, è di nuovo sotto processo (…) adesso, per la legge del trapasso, tocca a Virginia Raggi assumere il ruolo increscioso di tubero incandescente”. Feltri e Senaldi hanno sostenuto che “Patata bollente” era una metafora per dare notizia di una situazione di difficoltà in Campidoglio. Come è ovvio la Corte d’Appello di Catania ha respinto la tesi difensiva condannando entrambi per diffamazione, scrive Repubblica.

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