Un Bersani in formissima, quello che ha partecipato come ospite alla puntata di Tagadà, su La7. Argomento del dibattito era il salario minimo, di cui vi avevamo già parlato abbondantemente nei giorni scorsi. Le opposizioni sono unite sul salario minimo a nove euro ma senza Matteo Renzi. Lo hanno annunciato, appena arrivata la notizia in studio, i conduttori di Tagadà, a La7, con Pier Luigi Bersani in collegamento da casa. “Che cosa ne penso? Di Renzi non me ne può fregare di meno, qui abbiamo un problema serio. Bisogna farsi capire dalla società – ha detto l’ex segretario del Partito democratico – la sinistra deve farsi capire dalle persone, poi al Parlamento ci si arriva. Non saranno quattro manovrette in Parlamento a darci il segnale del futuro” ha sbottato Bersani senza peli sulla lingua.
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Nei giorni precedenti, a Otto e mezzo da Lilli Gruber, invece, Bersani aveva invitato il governo a prendere esempio dalla Germania sui diritti e sul tema natalità e lavoro: “Noi abbiamo perso 1 milione di italiani in 10 anni. La Germania è cresciuta di 3 milioni di individui. Come ha fatto? Ha usato la Rai? La Germania ha pagato i giovani, non come noi che non li paghiamo e pretendiamo che facciano figli. Poi hanno accolto 3 milioni di immigrati regolari, che come è noto fanno figli. Così ha fatto la Germania. Più l’Ucraina e l’emergenza. Allora come fa Meloni ad aumentare la natalità se abbiamo record OCSE della precarietà, i giovani non li paghiamo e di immigrati non ne vogliamo? Con la narrazione della Rai? Anche perché per fare figli tocca spegnere la televisione…” ha detto ironico.
E sulla recente scelta di nominare Figliuolo commissario per l’alluvione in Emilia ha detto: “Il governo Meloni ha scelto Figliuolo come commissario straordinario alla ricostruzione post-alluvione dell’Emilia Romagna? Alla buon’ora, hanno fatto qualcosa a 40 giorni dall’alluvione. Il punto è che qui non è arrivato un soldo dall’esecutivo. Va bene pure Figliuolo, ma domani mattina cominciamo a vedere qualche misura e qualche soldo vero? Perché dopo 40 giorni la gente aspetta di sapere cosa deve fare. Era già perfettamente pronta un’architettura sia in termini di governance, sia in termini di misure, che dopo il terremoto nella regione aveva fatto sì che venisse fuori una cosa fatta per bene. Il governo non ha voluto farlo – spiega – Hanno scelto Figliuolo, ma in Emilia Romagna ci vuole qualcuno che riesca a parlare con la gente. Perché il governo non ha scelto Bonaccini come commissario straordinario? Anche un bambino capirebbe il perché”.
Bersani ha ribadito che “servono soldi, misure e un meccanismo che consenta ai sindaci di essere un vero relè di governo con la gente sul posto” e ricorda che “la vicenda è molto complicata”: “La gente ha perso quasi tutto, ci sono 600 frane e i campi sono messi malissimo. Voglio rammentare che in Emilia Romagna c’è la metà della produzione italiana di frutta e il 20% della produzione nazionale di cereali, oltre alle imprese industriali e al turismo che ben conosciamo. Quindi, se perdiamo altri 40 giorni a girarci attorno, andiamo veramente nei guai” ha concluso.