Clamoroso al Cibali, verrebbe da dire. Invece siamo al Senato, non proprio uno stadio e non proprio l’ultimo posto dove ti aspetteresti di trovare i vitalizi. Ricordate l’abolizione fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle durante il governo Conte? La destra ha deciso di rimettere in piedi i privilegi della casta, perché il Consiglio di garanzia di Palazzo Madama ha abolito la delibera 6 del 2018. È proprio la norma voluta dal Movimento 5 Stelle che tagliava i vitalizi per gli ex parlamentari. Il colpo di mano dell’ex senatore Luigi Vitali (Forza Italia), presidente dell’organo, è passato grazie all’astensione della senatrice del Partito democratico, Valeria Valente. Oltre a Vitali, ha votato a favore Ugo Grassi (Idea Cambiamo!), mentre Alberto Balboni (FdI) e Pasquale Pepe (Lega) hanno votato contro. La sentenza però è passata per 3 voti a 2, perché il voto di Vitali, in quanto presidente, vale doppio. In un organo composto per 4/5 da esponenti di centrodestra, decisiva è stata quindi la decisione della senatrice dem di astenersi.
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Il provvedimento voluto dal M5S nel 2018 con il ricalcolo in base al sistema contributivo aveva permesso al Senato di risparmiare circa 40 milioni di euro all’anno. Ora invece ecco il regalo confezionato per 851 ex senatori e 444 familiari di senatori deceduti, che torneranno a ricevere i loro mega-assegni. Il Consiglio di garanzia infatti è una sorta di organo d’appello della giustizia interna a Palazzo Madama: la sua decisione è inappellabile. Un colpo di spugna che Vitali ha confermato a Repubblica: “Abbiamo rimesso le cose in regola”. La prima reazione è del presidente del M5S Giuseppe Conte: “Il Consiglio di Garanzia del Senato – composto per quattro membri su cinque da esponenti del centrodestra e purtroppo senza nessun rappresentante dei 5 Stelle – ha ripristinato alla chetichella i vitalizi per i senatori delle passate legislature“, scrive su Facebook. “Proprio nell’ultimo giorno utile il centrodestra ha messo a punto questo colpo di mano, confezionando un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario. Ecco cosa c’è sotto la maschera dei patrioti: nulla per cittadini, solo favori agli amici di Palazzo“, conclude Conte.
La reazione di Conte sul ritorno dei vitalizi
Vitali ha perfezionato il colpo di coda della casta il 5 luglio scorso, durante la loro ultima seduta prima dell’insediamento dei nuovi componenti eletti in questa legislatura. Il verbale della seduta sancisce “la cessazione degli effetti della delibera 6 del 2018 a far data dal 13 ottobre 2022”. La decisione è l’ultimo atto di una serie di attacchi, assalti e tentativi di sabotaggio al taglio deciso nel 2018, partiti con i ricorsi degli ex parlamentari. Il momento più alto dello scontro è arrivato con lo scoop del Fatto Quotidiano, che il 30 gennaio 2020 aveva pubblicato la bozza di delibera con il quale si accoglieva appunto il ricorso, preparata molto prima che si concludesse la camera di consiglio che doveva decidere sul tema. L’annullamento di alcune parti della delibera dell’Ufficio di presidenza arrivò effettivamente pochi mesi dopo: fu approvato dalla commissione Contenziosa il 25 giugno 2020. La sentenza imponeva agli uffici del Senato di restituire gli arretrati milionari agli ex senatori, ma la segretaria generale del Senato Elisabetta Serafin aveva fatto appello contro la decisione, congelando la restituzione di interessi ed arretrati.
Il taglio dei vitalizi fortemente voluto dal M5s fu approvato prima alla Camera e poi al Senato il 16 ottobre 2018, nonostante le resistente della presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. Prevedeva il ricalcolo delle vitalizi con l’applicazione del regime contributivo anche ai trattamenti maturati prima del 2012 e già in godimento. Dal primo gennaio 2012 infatti era entrata in vigore la riforma che prevedeva per i parlamentari il passaggio al sistema contributivo. Negli anni successivi il M5s portò avanti la sua battaglia per rideterminare anche i mega-assegni percepiti da chi aveva svolto un mandato in Parlamento prima del 2012. Un’operazione portata a compimento durante il governo Conte 1, che ha tagliato i vitalizi fino al 50 per cento. Per le casse di Palazzo Madama, e quindi per i contribuenti italiani, ha significato un risparmio di circa 40 milioni di euro all’anno. Fino ad oggi.