Oggi c’è stata un’accusa pesantissima da parte dei magistrati al governo Meloni. Come scrive Repubblica stamattina, a farsi carico del malessere della magistratura in questi giorni è stato Giuseppe Santalucia, che ha reagito durissimo, da presidente dell’Anm, agli attacchi di palazzo Chigi e di via Arenula arrivati attraverso “fonti anonime”: “Non meglio precisate fonti governative ci accusano di essere schierati politicamente. È un’accusa gravissima, che colpisce al cuore la magistratura, perché un magistrato fazioso, che si schiera politicamente, non è un magistrato. È una critica pesantissima che respingiamo” ha detto Santalucia.
Ma ecco di seguito le parole di Santalucia, interrotte da numerosi applausi. “La magistratura come istituzione nell’esercizio sue funzioni viene accusata di interferenza. È un attacco pesantissimo, insidioso, soprattutto perché anonimo. Pensavo che sarebbe arrivata una smentita, invece dopo la prima nota di palazzo Chigi il giorno dopo ne arrivano due dal ministero della Giustizia che intervengono sui fatti che avevano fornito l’occasione alla nota di agenzia del giorno prima”. Stiamo parlando della reazione di palazzo Chigi sul doppio caso Santanchè e Delmastro.
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Santalucia entra nel merito delle note anonime. “Non credo che il ministero della Giustizia debba manifestare sconcerto, ma avendo in mano i poteri ispettivi può attivarsi chiedendo una relazione agli uffici, ma di certo deve evitare che lo sconcerto diventi pubblico e collettivo, indaghi le responsabilità del singolo e proceda”. Un chiaro invito, quello di Santalucia a Nordio, a seguire le vie istituzionali. Senza attaccare genericamente tutta la magistratura per colpe che non ha commesso.
E qui il presidente dell’Anm parla della gip di Roma – non ne cita il nome, ma si tratta di Emanuela Attura – che ha firmato la richiesta di processo per il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove contro il parere della procura che invece aveva chiesto l’archiviazione. “Quel giudice ha fatto il suo mestiere, ha esercitato il controllo della giurisdizione sull’obbligatorietà dell’azione penale. Invece la nota di via Arenula non coglie la portata di garanzia dell’istituto, e all’opposto stigmatizza negativamente il controllo del giudice. In queste critiche alla magistratura si va oltre i confini costituzionali e istituzionali”.
Santalucia prosegue, sempre con tono pacato, le sue critiche alle note anonime del governo e al loro contenuto. “Qui si consegna all’opinione pubblica l’idea che un magistrato ha esercitato in modo anomalo il suo portere-dovere che invece rappresenta un presidio e una garanzia di uguaglianza che sta alla base dell’obbligatorietà dell’azione penale. Perché un pm che pretende di non essere smentito dal giudice è fuori dalla Costituzione”.
Le durissime accuse dei magistrati al governo
Di fronte a tutto questo “l’Anm non può tacere, se il livello dello scontro si alza, se anche il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano (che è un magistrato, ndr), dalle colonne del quotidiano Avvenire, parla di interferenze del giudiziario nell’attività politica, e non c’è traccia di una reazione istituzionale, il silenzio sarebbe un impacciato mutismo di chi non sa reagisce a una politica muscolare di fronte a un organi di garanzia, più debole perché non basato sul consenso. Noi dobbiamo difendere la Costituzione”.
Santalucia affronta il dibattito sul garantismo e dice: “Come si può pensare che un organo di garanzia come la magistratura non sia garantista? Noi non vogliamo entrare nella polemica, noi non vogliamo alimentare lo scontro, ma solo discutere su come migliorare la giustizia”. Il presidente dell’Anm boccia la separazione delle carriere: “Il sospetto è che le riforme costituzionali vengano sbandierate non come miglioramento del sistema, ma come punizione della magistratura, ma io dico con rispetto e umiltà – perché siamo rispettosi di fronte al potere politico – che non si può andare a una riforma costituzionale in questo modo, non è il modo giusto per affrontare una discussione, meno che mai sulle riforme costituzionali”.
Santalucia chiude così il suo intervento: “È la seconda volta che difendiamo, non le toghe rosse delle procure, ma un giudice, adesso quello di Roma dopo il caso Uss a Milano (quando il Guardasigilli Nordio ha posto sotto azione disciplinare i tre giudici che avevano dato i domiciliari al russo Uss, ndr), ma dico che un giudice, che non conosco, ha fatto il suo mestiere”.