Non è passato neanche un mese dalla morte di Silvio Berlusconi che già si parla di sfratti. Sì, avete capito bene. La notizia del giorno è una vera e propria “mannaia” per la famiglia Fascina: non potranno restare ad Arcore per molto altro tempo. Tolto il lutto – la consuetudine in molte famiglie prevede sei mesi per il coniuge, tre per gli altri parenti – l’onorevole Marta Antonia, ma anche i suoi familiari che le stanno vicino in questo momento difficile, dovranno lasciare villa San Martino e trasferirsi altrove. A Milano, nel caso la deputata di Forza Italia volesse restare a vivere in Lombardia, o magari a Roma, dove dovrebbe lavorare anche se in questi quasi sette anni di legislatura si è vista assai poco. Certo è che i figli dell’ex presidente del Consiglio, rivogliono la piena disponibilità della reggia settecentesca che il padre tanto amava e dove ha passato gli ultimi mesi della sua vita insieme con Marta Fascina.
L’indiscrezione – lanciata ieri da Dagospia – trova conferma in ambienti importanti di Forza Italia dove, chiaramente, viene letta in chiave politica. «È cominciata una seconda fase e Fascina non può pensare di essere la prima nella linea di discendenza» ragionava ieri pomeriggio un alto dirigente del partito. «I figli, chiaramente, vogliono il loro spazio pur rispettando le volontà del Cavaliere. E, nel partito, Marta non si deve meravigliare se trova davanti un clima non esattamente collaborativo».
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“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
Questo ragionamento vuole dire due cose: i figli non hanno alcuna intenzione di impugnare il testamento del padre, nonostante presenti evidenti appigli (la formula «se non dovessi tornare» dal San Raffaele, la mancanza del nome di Luigi, le modalità con la quale è stata consegnata l’ultima modifica con il lascito alla Fascina). Purché però Marta sia rispettosa della famiglia e non accampi richieste esagerate. Villa San Martino è dei Berlusconi, per esempio. Secondo alcuni – notizia rilanciata questa ancora da D’Agostino – si starebbe pensando anche a una riduzione rispetto ai cento milioni previsti per la Fascina, ipotesi questa però che al momento non trova conferme.
Diversa invece è la questione all’interno del partito. Come ha raccontato Repubblica, i dirigenti di Forza Italia non hanno alcuna intenzione di fare sconti a lei e ai suoi tre colonnelli – Tullio Ferrante, Alessandro Sorte e Stefano Benigni – accusati di aver provato il colpo di mano proprio nei giorni più difficili di Berlusconi. E costretti a fermarsi soltanto perché le condizioni di salute del Cavaliere sono precipitate. Resta però il tema economico: i debiti del partito con Berlusconi. La grande dote dell’onorevole Fascina. Si ripartirà da qui.