In questi giorni non si parla d’altro che del caso del figlio di Ignazio La Russa. Come saprete, Leonardo La Russa è stato accusato di stupro da una ragazza di 22 anni. In questi giorni è intervenuto in tv anche Luca Sommi, giornalista e conduttore di Accordi e disaccordi sul Nove. Sentiamo cosa ha detto e il botta e risposta con Capezzone, editorialista de La Verità ed ex politico.
Sommi dice: “Allora, ecco, Capezzone dice che non vuole processi mediatici e io ti do perfettamente ragione. Allora non lo faccia lui (Ignazio), non entri nel merito. Qui c’è un piano giudiziario che farà il suo corso, c’è una presunta vittima, c’è un presunto violentatore: i giudici accerteranno quello che è successo. Al di fuori della questione giudiziaria, la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, ha fatto delle dichiarazioni che non doveva fare. Cioè dire che ha interrogato suo figlio, e ho capito che non c’è nessuna rilevanza penale, ma qual è la seconda carica di qualsiasi Stato che fa dichiarazioni di questo genere? Tant’è che Giorgia Meloni ha detto: ‘Fossi stata io, non l’avrei detto’. Quindi c’è un’uscita improvvisa del presidente del Senato, c’è una questione familiare” spiega Sommi.
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Poi, però, interviene Capezzone sbraitando: “Scusa, scusa: se non bisogna entrare nel merito perché fate inque pagine al giorno su questa storia voi del Fatto Quotidiano? Le testimonianze, i verbali, le foto. Non facciamo i processi mediatici e poi cinque pagine al giorno: ma che pensi che siamo venuti dalla montagna? E dai…” dice Capezzone furibondo.
Sommi rimane tranquillo: “Capezzone, è un diritto di cronaca, esiste un diritto di cronaca sulle questioni che emergono e questo è il diritto di cronaca che tutti i giornalisti fanno. Però io non entrerei nella questione giudiziaria, perché non sappiamo nulla, non abbiamo gli elementi. Dico solo che l’uscita del presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, non può fare quelle dichiarazioni” conclude Sommi.
A proposito dei La Russa, stamattina il cantautore Roberto Vecchioni ha un aneddoto da raccontare sui figli di Ignazio La Russa. Questa volta però non c’entra Leonardo Apache. Il protagonista della storia è Geronimo La Russa, figlio maggiore del presidente del Senato. Al suo studio è intestata la sim del cellulare del fratello minore accusato di stupro. Ed è probabile che la vicenda avrà una coda giudiziaria. Vecchioni ha parlato lunedì 17 luglio nella serata del festival “La Gaberiana” a Firenze. Sul palco con lui c’era Andrea Scanzi. «È passato tanto tempo, la posso raccontare perché ormai è andata in prescrizione», esordisce Vecchioni. Che durante l’intervento non esplicita mai il nome La Russa. «Mia figlia aveva 14 anni, era il 1997», precisa. «Per la prima volta volle fare una festicciola in casa insieme a quattro amiche».
L’aneddoto, riportato oggi da il Fatto Quotidiano, continua: «Lei voleva che noi andassimo fuori, così abbiamo passato la serata a casa di mia mamma. Bene, dopo pochissimo che la festa è iniziata ha cominciato ad arrivare gente». Insomma, c’era qualche imbucato. «Ragazzi di 17, 18, 19 anni. Quindi sia maggiorenni che minorenni. Mi hanno rubato tutto», dice Vecchioni. E ancora: «Hanno spaccato un bel po’ di roba. Mi hanno preso davvero di tutto, anche il portasigari, ma sono andati addirittura a rubarmi le t-shirt e le mutande. Non ho capito perché le mie mutande… un feticismo assoluto». A quel punto, ricorda Vecchioni, lui è andato a fare denuncia. «E un bel po’ di loro vengono beccati. Ora, io non voglio fare il cognome, ma dirò come si chiama il ragazzo, così si capisce chi era il padre: il giovane si chiama Geronimo», conclude il cantautore.