Salario minimo, vince la linea di Conte: adesso anche Meloni… Ecco cosa è successo

In questi giorni vi avevamo raccontato di come il centrodestra avesse detto un corale “no” al salario minimo proposto dal M5S e da quasi tutta l’opposizione (tranne Renzi). Adesso si legge che Giorgia Meloni sarebbe disponibile a discuterne. Immediata la reazione della leader del Pd Elly Schlein: “Sono disponibile ad un incontro anche domani mattina con lei e con il governo” ha detto durante gli stati generali del socialismo in corso a Roma. Dichiarazioni che arrivano dopo l’apertura di Meloni sul salario minimo registrata da Repubblica. “Un incontro – ha aggiunto – in cui spiegare che la nostra proposta rafforza la contrattazione collettiva facendo valere per tutti i lavoratori di un settore il contratto collettivo delle organizzazioni comparativamente più rappresentative, ma che allo stesso tempo dice che con la contrattazione non si può scendere sotto una certa soglia”.

La leader dem si è detta “felice” del fatto che dalla premier si arrivata “un’apertura” al “nostro appello ad un confronto nel merito della nostra proposta”. Ma aggiunge: “Allora la maggioranza ritiri l’emendamento soppressivo”. Una condizione posta in coro da buon parte dei dem. “Apprezziamo il cambio di linea e l’apertura che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto sul salario minimo”, ha detto il capogruppo al Senato Francesco Boccia. “A questo punto ci aspettiamo che la destra riapra il confronto parlamentare e per fare questo è necessario che Giorgia Meloni faccia ritirare l’emendamento soppressivo della nostra proposta che la maggioranza ha presentato alla Camera”.

Secondo il deputato Marco Sarracino “c’è solo un modo per verificare se è vera e in buona fede l’apertura al dialogo della presidente Meloni sul salario minimo e sulla questione salariale, per noi una priorità assoluta di questi mesi: chiedere alla sua maggioranza di ritirare l’emendamento soppressivo della proposta di legge presentata dalle opposizioni alla Camera”. Stesso parere di Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: “Chiediamo il ritiro dell’emendamento che sopprime la nostra legge. Il tempo è poco perché la Commissione lavoro è convocata martedì prossimo per il voto. Ora servono fatti”. Anche per Marco Furfaro, componente della segreteria, i dem “sono pronti a discutere” con la premier a patto che “ritiri l’emendamento soppressivo della legge”.

In mattinata anche Carlo Calenda ha accolto positivamente lo spiraglio aperto da Meloni: “Sono felice che ci sia un’apertura da parte del governo a discutere di salario minimo. Sospendiamo le polemiche e proviamo a fare insieme qualcosa di utile per l’Italia”, ha scritto su Twitter.

Solo ieri Giuseppe Conte aveva accusato un altro ministro del governo di essersi schierato contro il salario minimo: “Altro giorno, altra perla dei Ministri del sempre più imbarazzante Governo Meloni. Oggi tocca al Ministro Musumeci parlare a vanvera. Sul salario minimo ha affermato: “Credo che la risposta sia il lavoro. Basta con questo assistenzialismo”.

È chiaro? I ministri di Giorgia Meloni non sanno nemmeno che chi chiede il salario minimo lavora da mattina a sera: non chiede di essere assistito, ma semplicemente pretende di essere pagato il giusto, non 3 o 4 euro l’ora. Sono ministri che hanno giurato sulla Costituzione ma non l’hanno letta. Che il salario sia equo e dignitoso lo prescrive l’art. 36 della nostra Carta costituzionale. Le forze di questa maggioranza hanno altre idee su diritti ed emergenze del Paese: i vitalizi per gli ex senatori, andare in giro con 5mila euro in contanti in tasca. Hanno perso ogni contatto con la realtà.”

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