Ve ne avevamo parlato anche in un precedente articolo. Dopo la morte del giornalista di La7 Andrea Purgatori, la famiglia aveva fatto aprire un’indagine per stabilire se ci fossero state colpe da parte dei medici nello stabilire le cure. Di certo, riporta il Messaggero, i polmoni di Andrea Purgatori erano devastati dal tumore. Potrebbe essere stato un collasso cardiopolmonare a provocare il decesso del giornalista e sceneggiatore avvenuto lo scorso 19 luglio. Ma i risultati dell’autopsia, eseguita ieri, a Tor Vergata, sono parziali. Soltanto a settembre, infatti, il quadro sarà più chiaro. Al momento sembra esclusa l’infezione, una pericardite settica, ipotizzata dai familiari, assistiti dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, che hanno presentato un esposto in procura.
Il nodo da sciogliere, per l’aggiunto Sergio Colaiocco e il pm Giorgio Orano che hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo, è stabilire se la diagnosi di metastasi al cervello di un tumore primario al polmone fosse corretta. Soprattutto perché la famiglia ha chiesto di verificare se la pesante radioterapia alla quale Purgatori è stato sottoposto lo abbia indebolito al punto di accelerarne il decesso. Sul registro degli indagati sono stati iscritti i nomi del radiologo Gianfranco Gualdi e del suo collaboratore, Claudio Di Biasi, entrambi assistiti dall’avvocato Fabio Lattanzi, che hanno firmato quella prima diagnosi. Ma altri specialisti li hanno smentiti, quando le cure erano già in corso, sostenendo che al cervello ci fossero solo tracce di ischemia. Dopo l’arrivo del nullaosta da parte della procura, sono stati fissati i funerali, che si svolgeranno domani alle 10 a Roma nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo, mentre questo pomeriggio è prevista la camera ardente in Campidoglio.
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Nel frattempo i pm della procura di Roma hanno già ascoltato alcuni testimoni, tra sanitari e conoscenti del giornalista (altri saranno convocati nei prossimi giorni) per ricostruire gli ultimi mesi di vita di Purgatori e il decorso della sua malattia. La tac, eseguita martedì, deve ancora essere letta dagli specialisti, mentre ieri l’autopsia eseguita dal professore Luigi Marsella dell’Università di Tor Vergata non ha dato risposte definitive. I risultati degli esami istologici eseguiti sul cervello, per stabilire l’esistenza o meno di metastasi, arriveranno solo alla fine di agosto e i consulenti delle parti si sono dati appuntamento il prossimo 6 settembre. Tuttavia è stato rilevato un ispessimento del cervello. Intanto i Nas stanno esaminando le cartelle cliniche di tutte le strutture alle quali si è rivolto Purgatori, da Villa Margherita, alla Pio XI, presso la quale lavorano sia Gualdi che Di Biasi e che ha comunque precisato che il giornalista nella struttura «ha svolto solo accertamenti di diagnostica per immagini e una biopsia». Quindi villa San Pietro, la Paideia e il Policlinico, dove è morto dopo alcuni giorni di ricovero.
Intanto c’è chi pensa di dedicare uno spazio al ricordo di Andrea Purgatori nel museo per la memoria di Ustica. A lanciare questa proposta, avanzata al sindaco e al Comune di Bologna, è Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage dove persero la vita 81 persone il 27 giugno 1980 a bordo di un Dc9. È una vicenda sulla quale Andrea Purgatori ha sempre cercato la verità conducendo inchieste e approfondimenti che portarono a riaprire il caso. «C’è un legame profondo tra la sua esperienza umana e giornalistica e la strage di Ustica, che impone di ricordarlo proprio vicino a quel relitto del Dc9 Itavia che in tanti anni ha descritto chiedendo giustizia», sostiene Bonfietti.