La notizia di oggi è che Roberto Saviano è stato cacciato dalla Rai. Il suo programma, Insider, è stato estromesso dal palinsesto, nonostante fosse stato già registrato. A restare fuori dalla trasmissione nel servizio pubblico sono le quattro puntate che sarebbero dovute andare in onda a novembre, e che invece sono state depennate. Ma, per il consigliere di amministrazione Rai eletto dai dipendenti di Viale Mazzini Riccardo Laganà, si tratta di una decisione del tutto ingiustificata. Ecco un riassunto dell’intervista rilasciata da Saviano a il Corriere della Sera.
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Per Saviano “è una decisione politica che si inserisce in una più ampia strategia per usare le azioni giudiziarie come grimaldello per impedirti di lavorare”. Ricordiamo che “Insider” è un programma che parla di Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dal clan dei casalesi, e dei giornalisti perseguitati.
Per Saviano, poi, c’è il rischio che dopo tutti questi licenziamenti, in Rai resti solo Peppa Pig. Alla domanda su quale differenza c’è tra il suo caso e quello di Facci, risponde che “Facci ha attaccato una persona inerme per difendere il potere. Io ho attaccato il potere”.
Spiega poi di non aver mai subito alcuna pressione, cosa che è accaduta ad altri. “A me la trasmissione l’hanno direttamente cancellata. Un danno enorme per tutte le persone che ci hanno lavorato: soprattutto donne, coordinate da una donna, che stanno pagando per una vendetta politica” aggiunge.
Per Saviano “l’egemonia culturale è qualcosa in grado di modificare l’assetto socioeconomico di una società e questo negli ultimi 30 anni lo ha fatto Berlusconi, non certo la sinistra”.
Per lo scrittore poi “l’attitudine di Salvini nei confronti del Sud Italia è la stessa che Salvemini attribuiva a Giolitti: sfruttamento elettorale e scarsa attenzione ai problemi reali”.
Tra le altre cose ha anche rivelato che il processo con Salvini è bloccato perché “il ministro non si presenta a testimoniare: avrà paura di rispondere sotto giuramento? Sul mentire, Salvini deve capire che utilizzare l’immunità parlamentare per schermarsi dai processi per diffamazione è un’arma a doppio taglio: significa ammettere che ciò che dice non vale nulla”.
Esiste poi un processo a carico di Saviano per aver definito Meloni “bastarda” sui migranti. Lui risponde di non aver definito “bastarda” Meloni, ma Meloni, Salvini, Di Maio e Minniti, “politici violentissimi, che bersagliano disperati che muoiono in mare, che dichiarano di voler affondare navi-ambulanza e definiscono queste tragedie “crociere”: li chiamiamo “birichini”? Pago io per le parole spese per attirare l’attenzione sul loro scempio” dice Saviano.
Per quanto riguarda la sinistra in Italia, per Saviano “parla a pochi, in maniera poco chiara e disunita. Non è riuscita a recuperare un rapporto con gli elettori mortificato da anni di propaganda antipolitica, di sfiducia, di pozzi avvelenati. La sinistra deve diventare la voce di chi non ha voce. Deve essere presente nelle periferie, nei ghetti, nelle campagne. Deve smetterla di compiacersi nell’essere il partito della competenza e mettere quelle competenze al servizio degli elettori. La politica allontana gli elettori quando smette di essere al servizio” spiega. “Serve stima reciproca pur nelle diversità”.