Ve ne avevamo già parlato ieri in un precedente articolo. Il prezzo dei carburanti sale, in barba a quanto aveva detto il governo Meloni sulla questione accise. Il prezzo medio della benzina in modalità self ha superato i 1,9 euro/litro, il gasolio 1,76 euro/litro, in autostrada la Super sfiora i 2 euro (prezzo medio 1,98). «Per la benzina – riporta Staffetta Quotidiana – siamo ai massimi da fine luglio 2022 (quando era in vigore lo sconto sull’accisa di 30 centesimi, al netto dello sconto siamo ai massimi dai primi di dicembre 2022), il gasolio è ai massimi da metà aprile».
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il garante dei prezzi Benedetto Mineo hanno chiarito che i rincari sono in linea con il rialzo delle quotazioni del petrolio. Urso ha aggiunto che non è in arrivo nessun ripensamento rispetto alle accise. Se i prezzi corrono, da oggi saranno più trasparenti. A mezzanotte è entrato in vigore per i distributori l’obbligo di esporre un cartello con il prezzo medio «regionale» sulla viabilità stradale e «nazionale» sulle autostrade. E sempre in ottica trasparenza oggi, di concerto con il Mase, il Mimit presenterà alle associazioni il progetto di riordino della rete. Da ottobre ci sarà un’unica banca dati dei distributori rispetto alle tre esistenti.
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Capitolo voli. Gli italiani che hanno volato nei primi sei mesi di quest’anno, su rotte nazionali, europee e intercontinentali, hanno speso in media il 52% più dello stesso periodo del 2022. È quanto calcola il Corriere analizzando i dati forniti dalle piattaforme specializzate che monitorano l’andamento delle tariffe. Sono soprattutto i voli di lungo raggio a trainare il rincaro con un +58% sul primo semestre dell’anno prima, in particolare per una ripresa giudicata senza precedenti dei viaggi tra Italia e Stati Uniti. Salgono sensibilmente anche i costi dei voli di «medio raggio», all’interno dell’Europa con un balzo del 41%. Più o meno stesso incremento medio anche per i collegamenti nazionali. Con alcuni picchi sia relativi al mese (+70% a marzo) o ad alcune tratte, in particolare verso le Sicilia e Sardegna: è il caso della Roma-Catania (+67% nei primi sei mesi di quest’anno). È anche per questo che il ministero delle Imprese e del made in Italy ha incaricato il garante per la sorveglianza dei prezzi di indagare. E la relazione dell’Enac inviata nei giorni scorsi al dicastero conferma i rincari.
Non solo il caro voli, ma anche il caro alberghi. Gli incrementi percentuali, a doppia cifra, sono evidenti anche nel confronto con la stessa stagione del 2019, prima della pandemia, oltre che con i valori di dodici mesi fa. I dati forniti da Mabrian Technologies, una società specializzata, spiegano l’andazzo: per una notte — considerando una camera doppia, nei giorni feriali e con colazione esclusa — in un hotel 3 stelle in Italia la spesa media nel periodo 1° giugno-31 agosto di quest’anno è di 122 euro (+19,6% sullo stesso trimestre del 2019), che salgono a 174 euro in un 4 stelle (+11,5%) e a 431 euro in un 5 stelle (+18,4%). A dare una spinta è il rincaro delle materie prime, certo, ma anche un tasso di riempimento delle stanze considerato elevato e che oscilla tra il 75% di Venezia all’85% di Napoli (e i dati non sono ancora definitivi). Salgono di conseguenza anche i ricavi per camera — noti tra gli addetti ai lavori come «RevPar» — che in Italia secondo un’altra società specializzata, Str, viaggia attorno al +50% sullo stesso periodo del 2019.
Tutti i rincari dei prezzi dell'estate 2023
Sono i prezzi degli alimentari non lavorati che faticano a raffreddarsi (da +9,4% a +10,4% a luglio), dice l’Istat, in una sorta di «inflazione climatica». «Frutta e verdura sono state colpite da una serie di coincidenze e sovrapposizioni all’origine, ingigantite poi dai problemi alla filiera», osserva Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti. «Prima i contadini hanno affrontato quattro mesi di siccità poi l’alluvione in Romagna, tra le principali produttrici ortofrutticole, che ha portato a un calo nel raccolto di albicocche e ciliegie e a un crollo del 30% per quello di pesche nettarine. Infine la grandine e le alte temperature come in meridione, che hanno anticipato la maturazione o allessato frutti e ortaggi ancora attaccati alla pianta». Vero che i costi di produzione e di trasporto stanno diminuendo, ma restano ancora sostenuti, certifica Confagricoltura. Un paio di esempi su tutti: energia, leggi alla voce carburanti, e fertilizzanti. A questi problemi si sono sommati i costi di stoccaggio e trasporto. «Così il prezzo corrisposto all’agricoltore, al dettaglio è triplicato».
L’aumento del costo del denaro sta avendo pesanti conseguenze sul mercato dei mutui e, di riflesso, su quello della casa. Dal gennaio i tassi fissi sono aumentati in media di tre punti percentuali, ma il problema riguarda solo chi il mutuo lo deve ancora stipulare. Per i variabili l’aumento è partito dopo, da luglio 2022, ma è stato di ben quattro punti. E a pagarne le conseguenze non sono solo i pochi che oggi scelgono il finanziamento indicizzato ma anche i molti che il mutuo variabile lo avevano già. Per 150 mila euro di nuova stipula a 30 anni la rata è passata da 482 euro del giugno dell’anno scorso a 795. Un aumento così forte comporta un altro problema: per ottenere l’ok della banca è necessario un reddito più alto. Torniamo al nostro esempio: con uno stipendio da 1800 euro un anno fa un mutuo da 482 euro al mese si poteva avere e al mutuatario restavano 1300 euro circa per vivere. Lo stesso stipendio oggi non basta per mutuo da 795 euro, perché al debitore resterebbero solo 1000 euro. Con cui affrontare beni e servizi che costano almeno il 10% in più, riporta oggi il Corriere della Sera.