La notizia è dell’ultima ora ed è di quelle davvero gravi. Secondo quanto riportato da Repubblica, infatti, si è suicidato nella sua casa di Milano Luca Giuseppe Reale Ruffino, 60 anni compiuti due settimane fa, presidente della holding Visibilia e amministratore unico di Visibilia Editore. Il manager e imprenditore aveva partecipato giovedì scorso a una riunione del consiglio di amministrazione di Visibilia, una delle società che aveva acquisito da Daniela Santanchè, salvandole dal dissesto con una cospicua iniezione di capitali. Poi era rimasto a Milano. Sabato sera era stato al telefono con la compagna, che si trovava in Sardegna. La donna lo aveva sentito abbattuto, e aveva chiesto al figlio di passare a trovare il padre. È stato proprio lui a ritrovare il corpo in camera da letto, ormai privo di vita, poco prima di mezzanotte.
Il manager si è sparato con un colpo di pistola regolarmente detenuta. Sul decesso indaga la procura di Milano e la polizia. Ma è mistero sulle motivazioni: la procura indaga anche per istigazione al suicidio. Dalle prime verifiche non ci sarebbero dubbi sul fatto che si sia trattato di un gesto volontario. Ruffino ha lasciato sei biglietti destinati ai parenti in cui chiede scusa per il suo gesto, ma non fa accenno a cosa lo abbia spinto a uccidersi. L’imprenditore non aveva di certo problemi dal punto di vista economico, vantando una larga liquidità che gli ha permesso di arrivare in soccorso delle aziende del ministro del Turismo. Con la sua Sif Italia, Ruffino era considerato il re lombardo delle amministrazioni condominiali.
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Di palazzi in Italia ne gestiva oltre 80 mila, non solo in ambito privato ma anche quelli del patrimonio pubblico comunale e regionale nella società regionale lombarda Aler. Vicino agli ambienti di Fratelli d’Italia, era stato in passato segretario dell’Udc, ed era stato assolto negli anni scorsi in alcune inchieste legate ai finanziamenti alla campagna elettorale di alcuni esponenti di FdI, come il deputato Marco Osnato e l’assessore regionale lombardo Romano La Russa, fratello del presidente del Senato Ignazio: con entrambi l’imprenditore sosteneva di non avere più rapporti. Ma aveva continuato a frequentare ambienti di FdI e proprio da lì ieri sera, quando la notizia della morte si è diffusa, trapelava la voce, ancora senza conferme, che a spingere Ruffino al suicidio potrebbero essere stati «problemi di salute».
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Ruffino è entrato nel capitale sociale di Visibilia immettendo liquidità per circa un milione di euro e salvando la società della ministra dal rischio fallimento. Dallo scorso ottobre è diventato amministratore unico dell’azienda editoriale nella quale restano soci sia Santanchè sia il compagno di quest’ultima, Dimitri Kunz. Ruffino era impegnato a far fronte ai principali creditori della società e stava conducendo trattative con l’Agenzia delle entrate per un piano di rientro dai debiti fiscali di Visibilia. Ma aveva messo una toppa anche su altre vicende che rischiavano di inguaiare la ministra: come la denuncia di una ex dipendente che avrebbe lavorato non sapendo di essere stata messa in cassa integrazione Covid. Ruffino aveva appena pagato il Tfr e alcuni arretrati alla dipendente, sanando la posizione. Su questa storia intanto la procura di Milano avrebbe però aperto un altro fascicolo di indagine, oltre a quello avviato per falso in bilancio che vede indagato Santanchè.
Aveva rilasciato l’ultima intervista a Repubblica, prendendo in parte le distanze dall’accusa di «soccorso» nei confronti della sua socia. «Ma quale soccorso nero, Daniela Santanchè ci deve 1,5 milioni e per questo ha messo a garanzia anche la sua casa. Non ho nulla da spartire con lei per il resto e stiamo sistemando le cose che abbiamo trovato qui», aveva detto Ruffino. E ancora, nel colloquio aveva aggiunto: «È stata una scelta imprenditoriale. Viene fatta confusione tra la posizione debitoria gigantesca che Santanchè ha nei confronti del mondo intero e la posizione della holding, di cui sono presidente. La holding ha solo un debito verso l’Agenzia delle entrate di 150 mila euro, che stiamo pagando. Santanchè è invece una mia debitrice, siamo creditori verso di lei di una somma importante, 1,5 milioni che lei sta ripianando con rate mensili da 50 mila euro».