Si torna a parlare di Silvio Berlusconi. Lo ha fatto l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy nella sua autobiografia “Il tempo delle battaglie”. Nel libro, l’ex inquilino dell’Eliseo – alla guida della Francia dal 2007 al 2012 – ripercorre alcuni dei momenti più significativi della sua esperienza politica. E tra questi ce n’è uno che riguarda anche l’Italia. La data è il 3 novembre 2011 e l’occasione è il vertice del G20 a Cannes. Quel giorno, rivela il libro dell’ex presidente francese, Sarkozy e Angela Merkel chiesero a Silvio Berlusconi di dimettersi da presidente del Consiglio. Il summit del G20 era stato convocato per occuparsi del collasso dell’economia greca ma, ricorda Sarkozy, «a questo punto si trattava di salvare la terza economia dell’eurozona: l’Italia». In quel momento nel nostro Paese i tassi di interesse sul debito pubblico avevano raggiunto il 6,4% e da più parti si levavano richieste per convincere Berlusconi a farsi da parte.
A quel punto, la discussione tra i tre leader europei si fece più accesa. «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui!», aggiunge Sarkozy sempre a proposito di Berlusconi. Sia il presidente francese che la cancelliera tedesca pensavano «sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico… L’ora era grave». Il 12 novembre, nove giorni dopo quel faccia a faccia a margine del G20, Berlusconi rassegnò le dimissioni da presidente del Consiglio. Un episodio che oggi Sarkozy ricorda così: «Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu (l’ex premier greco – ndr) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami… I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario».
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“Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo. Il triste episodio del “Bunga-Bunga” aveva annunciato una fine poco gloriosa”. Era il 26 aprile 2011 e l’allora presidente francese Nicholas Sarkozy era arrivato a Roma per un bilaterale franco-italiano. Ma le relazioni si stavano deteriorando, in un quadro europeo di grave preoccupazione per il destino finanziario dell’Italia e l’Eurozona, mentre la Grecia era già al collasso.
Il giorno successivo alle dimissioni di Berlusconi arrivò Mario Monti. Il passo indietro del Cavaliere arrivò al termine di una giornata contrassegnata da tutta una serie di tappe d’avvicinamento, prima fra tutte il faccia a faccia con il suo probabilissimo successore. Una colazione di lavoro a Palazzo Chigi che, secondo quanto riportato all’epoca dall’Ansa, sarebbe stato una sorta di tira e molla. Monti confermò che nel suo governo ci sarebbero stati esclusivamente tecnici.
Tra la trattativa e le dimissioni, lo spartiacque di quella giornata fu la votazione alla Camera del ddl Stabilità, approvato senza problemi con 380 voti favorevoli. Il premier fu accolto da un’ovazione al suo ingresso in aula, contestazioni verbali per Scilipoti e il ‘traditore’ Antonione, dichiarazioni di voto incendiarie a tracciare il bilancio di una legislatura iniziata tre anni prima, dopo una vittoria schiacciante alle urne e una maggioranza a prova di bomba. Nulla, all’epoca, poteva far pensare che la gente sarebbe scesa in strada per festeggiarne la fine. Perché così è stato. Dopo che il ddl stabilità è diventato legge, infatti, è iniziato il pellegrinaggio degli italiani sotto le stanze del potere. Palazzo Grazioli, Palazzo Chigi, Montecitorio, Quirinale: decine, centinaia, migliaia di persone ad aspettare la fine ufficiale dell’era Berlusconi.