In questo periodo si parla tanto dei numeri record degli sbarchi in Italia. L’immigrazione è un tema caro a questo governo, che in campagna elettorale aveva parlato spesso di blocco navale per fermare gli sbarchi. Il direttore della versione online del Fatto Quotidiano Peter Gomez ha fatto un video smontando la narrazione di Meloni e Salvini: “In realtà abbiamo fatto notare che il blocco navale non era possibile dal punto di vista pratico e legislativo. Dovremmo invece chiederci perché a tanti elettori di Giorgia Meloni e in generale del centrodestra non importi del fatto che il governo abbia disatteso le promesse fatte in campagna elettorale. Beh, glielo faranno pagare quello che ha detto, quando la loro condizione peggiorerà, anche dal punto di vista economico. Ma è ancora presto” conclude Gomez nel suo video.
Tra l’altro vi riportiamo testualmente cosa c’è scritto nel programma di Fratelli d’Italia al governo: “Il Blocco navale al largo delle coste libiche è l’unica misura concreta utile per fermare l’afflusso di immigrati irregolari dal nord Africa: più di 600 mila persone in 5 anni, per il 90% uomini adulti, solo l’8% rifugiati politici. Il “Blocco navale” che propone FDI è una missione militare europea, realizzata in accordo con le autorità libiche, per impedire ai barconi di immigrati di partire in direzione dell’Italia. Non si tratta di respingimenti, perché questi avvengono in mare aperto. In allegato documento realizzato dal dipartimento nazionale legalità, sicurezza e immigrazione.”
Come spiegava anche Pagella Politica un anno fa, “il «blocco navale» è «una classica misura contemplata dal diritto bellico marittimo, volta a impedire l’entrata o l’uscita di qualsiasi nave dai porti di un belligerante». Il blocco deve essere «formalmente dichiarato e notificato» ai Paesi coinvolti e una volta attivato questo permette di catturare le navi che non rispettano la misura, e di attaccarle nel caso in cui resistano alla cattura. Il Glossario specifica anche che generalmente vengono esclusi dal blocco i «traffici relativi ai beni di prima necessità, come viveri, medicinali e altri aiuti umanitari». In sostanza, quindi, il blocco navale è un atto ostile con cui uno Stato aggredito (in questo caso, l’Italia) impedisce l’entrata e l’uscita delle navi dai porti di un altro Paese (in questo caso la Libia).
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«Non esiste un blocco navale in tempo di pace, perché questo presuppone uno stato di guerra tra due Paesi», ha spiegato a Pagella Politica Irini Papanicolopulu, docente di Diritto internazionale presso l’Università Bicocca di Milano. La misura pensata da Fratelli d’Italia è però più articolata di un blocco navale inteso in questo senso.
Da anni Meloni e Fratelli d’Italia sostengono la necessità di introdurre un blocco navale. Nel 2018, per esempio, durante una discussione alla Camera, Meloni aveva dettagliato la proposta, affermando: «Quello che noi chiediamo è una missione europea per dialogare con i governi libici e concordare un blocco navale al largo delle coste della Libia, l’apertura in territorio libico degli hotspot, la valutazione in territorio africano di chi abbia diritto a essere rifugiato e, poi, la distribuzione equa, nei 27 Paesi dell’Unione europea, dei rifugiati, che è l’unica cosa seria che si può fare per terminare questa emergenza migratoria».
Negli anni successivi Meloni ha riproposto più volte la necessità per l’Ue di mettere in pratica la misura: nel 2019, commentando la vicenda della nave Sea Watch, nel 2020 e nel 2021, quando da Bruxelles la leader di Fdi aveva definito il blocco navale come «l’unica proposta sensata» per risolvere i problemi dei flussi migratori. Di recente, durante la campagna elettorale per le elezioni del prossimo 25 settembre, Meloni ha ribadito che la proposta sostenuta da Fdi ricalca quanto già discusso dall’Unione europea nel 2017: abbiamo verificato, e la questione è più sfumata di come è stata presentata. In ogni caso, l’idea di «blocco navale» sostenuta da Fratelli d’Italia sembra avere diversi limiti.