Pensioni e sanità, Peter Gomez affonda il governo Meloni: “Situazione disastrosa…” – IL VIDEO

Sulle pensioni, lo sapete, vi raccontiamo spesso le principali novità all’interno dei nostri articoli. In questi giorni è intervenuto anche il direttore della versione online del Fatto Quotidiano, Peter Gomez, a dire la sua su questo argomento. Un utente gli aveva chiesto su Instagram: “Pensioni e sanità, arriveremo a privatizzazioni come nel resto del mondo?” Ecco cosa ha risposto Gomez:

“Il nostro sistema pensionistico e il nostro sistema sanitario sono in una condizione disastrosa, avevamo detto che con la pandemia avremmo investito più soldi nella sanità. Ebbene, tutti i dati dicono il contrario: sulle pensioni sappiamo bene che oggi chi comincia a lavorare a 20 o 25 anni ben difficilmente avrà poco più che poche centinaia di euro al mese, quando andrà in pensione. Da questo punto di vista il sistema rimane quello attuale…” spiega Gomez nel suo video.

Intanto il Sole 24 Ore fa sapere che con la Manovra 2024 potrebbe arrivare un’estensione di Opzione Donna. L’idea è quella di eliminare per le tre categorie di beneficiarie interessate all’agevolazione (caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate o dipendenti da aziende in crisi) il paletto dei figli per anticipare ulteriormente il pensionamento da 60 a 58 anni.

Nel dossier pensioni della prossima legge di Bilancio appare scontata la proroga di quota 103 (accesso alla pensione con almeno 62 anni di età 41 di contributi), mentre il governo lavora anche a una possibile estensione di Ape social. Risorse potrebbero essere riservate ai più giovani con il riscatto della laurea agevolato.

L’orientamento del governo era stato espresso nei giorni scorsi dal sottosegretario leghista al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon: «Credo che oggettivamente ad oggi l’obiettivo è quello di confermare quota 103, quota 41 con 62 anni, e vedere come l’Ape social si può allargare». Per quel che riguarda Opzione donna, ha proseguito, «stiamo valutando come dare un ristoro alle donne. Questo governo non ha gestito Opzione donna come nella maniera precedente, perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso».

Le novità sulle pensioni

La legge di bilancio 2023 ha introdotto requisiti più stringenti per l’accesso a Opzione donna: il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli. Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda: svolgere assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità; o avere un’invalidità civile di almeno il 74%; o risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi.

Con la stretta dei requisiti ha portato a una riduzione di nuove pensioni per le donne che decidono di lasciare il lavoro in anticipo avendo maturato al meno 35 anni di contributi e disposte a ricalcolare l’importo della pensione con il metodo contributivo. Le pensioni Opzione donna nei primi sei mesi del 2023 – secondo il monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento – sono 7.536 contro le 24.559 dell’intero 2022. La grande maggioranza (4.120) di chi ha scelto questa opzione prende meno di mille euro al mese.

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