Standing ovation per Conte alla Festa dell’Unità del PD: ecco come lo accoglie il pubblico – IL VIDEO

Quest’anno Giuseppe Conte ha deciso di tornare come ospite alla Festa dell’Unità del PD a Ravenna, una kermesse in cui non sono mancati gli spunti di riflessione. Ma è stata l’accoglienza riservata al leader dei 5 Stelle a sorprendere un po’ tutti durante il suo intervento. Nel video che vi mostriamo in fondo all’articolo potete vedere voi stessi quanto anche gli elettori del PD amino Conte e siano d’accordo con le sue idee.

Rispetto all’ultima apparizione alla kermesse dem, nel 2021, il format è cambiato: il leader del M5S, che due anni fa era stato intervistato in solitaria, stavolta è affiancato da Stefano Bonaccini. Decisione dello staff di Schlein. Non solo per un problema di agende, ma anche per evitare di regalare palco e microfono a un assolo pentastellato. Certo, scrive Repubblica, nella cerchia della leader non avevano previsto la piega che avrebbe preso la giornata, al momento di stilare il programma della festa. Perché Bonaccini è sì il governatore dell’Emilia Romagna ma anche il presidente del Pd. Lo sconfitto del congresso, che ha organizzato la sua corrente, Energia Popolare. Che da 24 ore è una pentola a pressione. Prima per le uscite, in direzione Calenda, di una trentina di dirigenti liguri, ma soprattutto per la risposta arrivata ieri mattina dalla segretaria.

L’ex premier evita il giro iniziale tra gli stand, sbucando con l’auto da un’entrata secondaria. Ma appena il presidente del Movimento monta sul palco, un pezzo di platea si lancia in un’ovazione, partono i cori “Conte-Conte”. Lui non si sbilancia sulle divisioni fra i dem: «Non vorrei entrare in vicende altrui, ma se me lo chiedete… – giogioneggia – Non saprei dire perché attaccano Schlein, mi viene più facile dire perché attaccano me: perché siamo scomodi». Applausi. Nonostante l’ospitata alla festa dem si tramuti subito in un match in casa, anziché in trasferta, il capo dei 5 Stelle si mostra ancora cauto sull’idea di un’alleanza strutturale coi dem. Con qualche spiraglio. «Spesso ci dicono: dovete andare uniti. Ma abbiamo visto a cosa portano i cartelli elettorali costruiti così: dopo un anno di governo della destra, vediamo grandissime divisioni». E allora? «Dobbiamo lavorare per costruire un progetto di governo del Paese, ma non buttandoci adesso in un’alleanza posticcia. Dobbiamo arrivarci attraverso un confronto chiaro. Ritrovandoci sui temi, come il salario minimo e la sanità».

C’è sempre il grande scoglio, la politica estera. L’Ucraina. «Abbiamo posizioni diverse. E per noi non è un tema negoziabile». Seguono stoccate a Draghi, «gli avevamo detto che serviva subito un percorso di pace. Era facile prevedere che non sarebbe stata possibile una vittoria militare sulla Russia». La claque si esalta. «Con tutto il rispetto per Zelensky…». Le spese militari al 2% del Pil? «Ho letto una dichiarazione di Schlein, forse è stata contestata nel Pd. Ma non possiamo essere in una posizione servente nei confronti di una grande potenza», cioè gli Usa. «Io non ho mai messo in discussione il 2% del Pil, ma non posso affamare la mia popolazione, dirottando tutti gli investimenti lì. Io al mio alleato questo glielo dico». Poi Conte si addentra in un’accorata difesa del Superbonus, macina attacchi al Jobs Act, incassando un’altra ovazione, come quando torna su Renzi, «che ha fatto cadere il governo in piena pandemia».

Bonaccini, sul palco, pare a tratti una spalla, anche perché decide di non alzare i toni contro la segretaria. Anzi. È versione pompiere. Le fuoriuscite? «Sbaglia chi se ne va. Non mi accodo al teatrino. La nostra gente non ne può più delle liti». A Schlein rivolge solo miti consigli: «Chi fa il segretario deve rappresentare anche chi non l’ha votato, cogliendo i malesseri. Mi aspetto che domani Elly faccia un discorso che rassicurerà sul fatto che abbiamo bisogno di un partito che non diventi più piccolo. Se il Pd rimane al 20% non basta per vincere». Per il governatore, c’è bisogno «di un partito di sinistra. Ma in questo Paese ci sono milioni di persone non si definiscono così e che non hanno voglia di votare a destra». Il Pd adesso è troppo a sinistra? Prima di Bonaccini, risponde il pubblico: «Era ora!».

In conclusione, sulle possibili candidature alle europee Conte è stato netto, spiegando che non sarà della competizione, mentre Bonaccini ha ribadito che, come sempre, accetterà quello che il partito riterrà utile in quel momento. Al termine del dibattito Conte ha voluto ricordare Domenico De Masi, sociologo, scomparso proprio sabato all’età di 85 anni.

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