Caro voli, governo battuto da Ryanair e i cittadini continueranno a pagare… Ecco cosa è successo

In questi giorni si parla tanto del caro voli. Ebbene, la notizia di oggi è che il governo ha deciso di riscrivere la norma in un emendamento al dl asset preparato dal Mimit: salta il tetto ai prezzi, mentre per limitare l’utilizzo degli algoritmi vengono affidati più poteri all’Antitrust

Il motivo? La tambureggiante campagna di Ryanair sortisce un primo importante effetto. Sul caro voli, il governo fa una sostanziale retromarcia, preoccupato anche dalle obiezioni della Commissione Europea. In queste ore l’esecutivo prepara, infatti, un emendamento al decreto del ministro Urso che ha tentato di imporre un prezzo massimo ai biglietti, in particolare per i viaggi verso la Sardegna e la Sicilia, e dalle due isole.

Più poteri all’Antitrust, riporta il Messaggero, per limitare l’utilizzo degli algoritmi delle compagnie aeree (in primis le low cost), che gonfiano i costi dei biglietti. Ma anche l’eliminazione del tetto massimo ai prezzi delle tratte per Sicilia e Sardegna (200% dei costi medi durante l’alta stagione), che diventa solo uno dei criteri per i possibili nuovi interventi dell’Authority contro i rincari esagerati. Il governo dovrebbe intervenire così sul caro-voli, con un apposito emendamento al decreto Asset visionato da Il Messaggero, che può essere presentato nelle prossime ore.

La misura sarebbe il frutto della mediazione tra i vettori aerei e il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dopo il tavolo al Mimit di giovedì scorso e le minacce sul taglio delle rotte e sull’aumento dei prezzi da parte di Ryanair e easyJet. Nei giorni scorsi i tecnici del ministero hanno raccolto le proposte delle compagnie. Tutte (compresa Ita Airways) hanno chiesto di chiarire alcuni dettagli applicativi, altrimenti le norme varate dal governo lo scorso Ferragosto rischiano di essere inapplicabili.

Con i nuovi poteri l’Antitrust potrà multare le compagnie aeree, con sanzioni anche da milioni di euro, se accerterà che gli algoritmi sono usati per «intese restrittive della libertà di concorrenza» (cioè cartelli tra vettori per gonfiare i prezzi) o «abuso di posizione dominante» (cioè la modifica dei prezzi da parte di una compagnia in maniera illecita).

Insomma, si punta ad aprire un focus sul funzionamento di questi sistemi automatici che applicano tariffe ad hoc ai clienti, vietando la profilazione (secondo l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, anche in base alla posizione geografica e le ricerche sul web) e l’aumento dei prezzi in base al tipo di dispositivo usato per prenotare.

L’Authority potrà intervenire sempre, ma tenendo in particolare conto i voli nazionali per le isole nei periodo di alta stagione, quando i prezzi si alzano del 200%, e gli altri collegamenti nazionali se ci sono «emergenze nazionali», ovvero il blocco degli spostamenti stradali e ferroviari, impediti da eventi eccezionali. Sulla formula precedente, ovvero il tetto ai prezzi da non superare, hanno pesato i timori di un possibile contrasto con le norme europee sulla concorrenza. Con la paura che gli annunciati ricorsi delle low cost (a partire da Ryanair) avrebbero azzerato la stretta, ora comunque più lieve.

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