Morte Borsellino, M5S contro Colosimo: “Sentire anche il fratello” Ecco chi hanno convocato in Commissione Antimafia

La notizia di questi giorni è che la Commissione Antimafia della Camera dei deputati inizierà a sentire le testimonianze della strage di Via d’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. La prima audizione della Commissione è prevista per mercoledì 27 settembre alle 13:30 e verrà trasmessa in diretta web. Un po’ a sorpresa, però, Colosimo ha convocato la figlia di Borsellino e l’avvocato Trizzino, ma non il fratello Salvatore.

Insomma, sarà ascoltando Lucia Borsellino e suo marito, l’avvocato Fabio Trizzino, che la commissione Antimafia comincerà a occuparsi della strage di via D’Amelio. L’audizione, in agenda per domani, è stata decisa dalla presidente Chiara Colosimo e ha provocato la reazione dei 5 Stelle. “Nell’ufficio di presidenza non sono state condivise informazioni in merito”, protestano i parlamentari pentastellati, che fanno notare come fosse d’obbligo invitare anche il fratello del defunto giudice antimafia a raccontare la sua sulla strage che ha scioccato l’Italia negli anni Novanta.

Tra l’altro proprio in questi giorni è morto Matteo Messina Denaro, che aveva detto agli investigatori durante il primo interrogatorio nel carcere dell’Aquila: “Mi avete arrestato solo perché sono malato”. Era il 16 gennaio scorso quando, dopo 30 anni di latitanza, era stato catturato nella clinica La Maddalena di Palermo, dove era in cura per una seduta di chemioterapia sotto falso nome per un cancro al colon.

Matteo Messina Denaro è morto nell’ospedale dell’Aquila dove è stato operato e dove si trovava nel reparto per detenuti. Se ne è andato senza mai pentirsi. “Sono un uomo di onore, ma non un mafioso e non mi pentirò mai”, aveva detto al capo della Procura di Palermo De Lucia. Nessuna parola sul suo presunto tesoro nascosto.

È stato il braccio destro di Totò Riina, condannato all’ergastolo quando ancora era latitante per gli attentati a Firenze, Milano e Roma, per un centinaio di omicidi nei primi anni 90 durante una sanguinosa faida al fianco dei Corleonesi, condannato anche come mandante per le stragi di Capaci e via D’Amelio in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino.

Era considerato uno degli organizzatori del rapimento di Giuseppe Di Matteo, poi strangolato e sciolto nell’acido. “È stato Brusca a decidere di ucciderlo”, aveva sostenuto durante gli interrogatori nel carcere dell’Aquila dove è stato al 41 bis per 8 mesi. Periodo durante il quale i carabinieri del Ros hanno trovato i suoi covi e ricostruito la fitta rete di fiancheggiatori. Una latitanza a viso aperto nel suo territorio a Campobello di Mazara. Un pizzino sulle sue condizioni di salute, trovato nella gamba di una sedia a casa della sorella, fece scattare le indagini fino alla cattura.

Condividi sui tuoi social:

Articoli popolari

Articoli più letti

Voce dei Cittadini