Non ci sono notizie positive per i cittadini italiani. La Nadef (ovvero la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) analizza quattro scenari di rischio per la crescita che il governo vede in modo roseo per il prossimo anno, con un Pil che avanza dell’1,2% “programmatico” spinto cioè da una manovra quasi tutta in deficit, mentre senza l’effetto manovra è al +1% “tendenziale”.
Ebbene, nella Nota di aggiornamento al Def, appena approvata dal Cdm e inviata al Parlamento, si racconta cosa succederebbe a quella previsione nel caso si avverasse uno di quei quattro scenari oppure tutti e quattro insieme. Nella peggiore delle ipotesi il Pil crollerebbe a +0,6%, al di sotto di quanto previsto per quest’anno (+0,8%). Sballando tutti i conti del governo su debito e deficit.
Ecco quali sono questi quattro scenari avversi, descritti nella Nadef: un andamento più debole del commercio mondiale, un maggiore apprezzamento dell’euro, un prezzo più alto del petrolio e l’allargamento dello spread. Il loro verificarsi contemporaneo comporterebbe un effetto fino a -0,4 punti percentuali sul Pil tendenziale del prossimo anno che scivolerebbe da +1% a +0,6%.
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Nel dettaglio, l’impatto minore, pari a -0,1 punti di Pil, si avrebbe nelle ipotesi di un andamento più debole del commercio mondiale e di uno spread più ampio del previsto. L’impatto maggiore, pari a -0,4 punti di Pil, si avrebbe col greggio al +20%.
D’altronde lo ha confermato anche il ministro Giorgetti. La situazione economica e di finanza pubblica «è più delicata di quanto prefigurato in primavera». Così il ministro dell’Economia nella premessa alla Nadef. «In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili». Il governo ha scelto di affrontare «i problemi più impellenti – inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia».
Giorgetti: "Situazione delicata..."
Per garantire la sostenibilità del debito e «coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche, il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil» nel 2024-2026, sottolinea il ministro. Si tratterà di «dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico».
Gli spazi in deficit per 3,2 miliardi nel 2023 «attraverso un provvedimento d’urgenza, saranno destinate, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori».