A partire da gennaio, i cittadini di Roma e del Lazio vedranno una riduzione nei loro stipendi, poiché è previsto un aumento dell’addizionale IRPEF che si tradurrà in un calo nella busta paga fino a 400 euro all’anno. Questa misura avrà un impatto anche sugli assegni dei pensionati e sui redditi dei lavoratori autonomi. A meno che il governo non intervenga in modo straordinario, il prossimo anno potrebbe saltare il rinnovo del fondo regionale “taglia-tasse,” introdotto nel 2022 per le fasce di reddito comprese tra 15.000 e 40.000 euro all’anno. Per i redditi superiori, il prelievo era già stato aumentato. Questo significa che quasi 2 milioni di contribuenti pagheranno l’1,6% in più di addizionale regionale ogni mese, pari al 3,33%, al quale per i residenti a Roma si aggiunge lo 0,9% di addizionale comunale, la più elevata in Italia.
La decisione della Corte dei Conti
Secondo quanto certificato dalla Corte dei Conti alla fine di settembre, il bilancio della Regione Lazio presenta alcune criticità finanziarie, e l’amministrazione di Francesco Rocca dovrà affrontare decisioni difficili per rientrare in bilancio entro il 2024. Giancarlo Righini, assessore al Bilancio della Pisana, conferma questa situazione, affermando che la giunta precedente di Zingaretti ha lasciato dei conti disastrosi, come evidenziato dalla Corte dei Conti, che ha messo in luce tutte le criticità finanziarie legate all’ultimo anno di gestione. Righini spiega che la giunta attuale ha dovuto fare “salti mortali” per coprire diversi buchi di bilancio, tra cui un disavanzo sanitario di 218 milioni, di cui 88 milioni sono stati svincolati dal Ministero dell’Economia, e 170 milioni per bilanciare i conti del 2022, di cui 34 milioni sono stati utilizzati per anticipazioni di liquidità all’Ater al fine di pagare la rateizzazione delle cartelle esattoriali. Nel dicembre del 2022, i rappresentanti del Lazio non si sono presentati alla Conferenza Stato-Regioni per richiedere le risorse spettanti alla regione nel riparto dei fondi per la sanità. Trovare i circa 300 milioni necessari per rinnovare il fondo “taglia-tasse” sarebbe praticamente impossibile, poiché è stata una scelta elettorale che ora comporta un conto da pagare.
In sintesi, chi guadagna fino a 15.000 euro all’anno non subirà riduzioni nella propria busta paga. Chi guadagna 25.000 euro all’anno, invece, perderà 160 euro annui. Per i redditi di 35.000 euro all’anno, la diminuzione sarà di 320 euro ogni dodici mesi, fino a raggiungere un calo di 400 euro all’anno per chi guadagna 40.000 euro. Tuttavia, se a livello nazionale, con la prossima Manovra, verrà confermato il taglio del cuneo fiscale insieme a una riforma dell’IRPEF, che potrebbe comportare l’accorpamento delle prime due aliquote, il calo nelle buste paga potrebbe dimezzarsi.
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Cosa cambia per gli stipendi
La decisione finale spetta comunque al governo. Secondo Righini, la giunta regionale sta collaborando con il Ministero dell’Economia, e nella Legge di Bilancio potrebbero arrivare risorse per ridurre la pressione fiscale. Anche se dubita che avranno a disposizione l’intera cifra necessaria, prevede che nel 2025 ci saranno più margini di manovra, e si discuterà con le parti sociali su come intervenire, partendo dal presupposto che le risorse sono limitate e che ogni surplus di bilancio dovrebbe essere investito principalmente nelle infrastrutture, fondamentali per lo sviluppo della regione.
Secondo l’ex assessore al Bilancio, Daniele Leodori, non ci sono scuse. Sostiene che il bilancio del 2022 è stato già parificato dalla Corte dei Conti e che le risorse da reperire, seppur necessarie, sono minime considerando le dimensioni del bilancio regionale. L’attuale consigliere regionale d’opposizione sottolinea che non può essere questa la giustificazione per tagliare i servizi ai cittadini, specialmente quando l’inflazione continua a correre e le tasche dei cittadini del Lazio sono già sotto pressione. Inoltre, il Pd rivendica il lavoro svolto negli ultimi dieci anni per risolvere le problematiche legate alla sanità, con l’uscita dal commissariamento che è durato 12 anni, concluso nel 2020.
Anche alcuni sindacati sono infuriati per la possibile riduzione degli stipendi. Natale Di Cola, segretario Cgil di Roma e Lazio, definisce inaccettabile il fatto che il primo atto politico della Regione Lazio sotto la guida di Rocca sia l’aumento delle tasse per 2 milioni di cittadini, rendendo i lavoratori del Lazio i più gravati d’Italia. Di Cola avverte che, se questa decisione sarà confermata nelle prossime settimane, non rimarranno inattivi e potrebbero organizzare proteste o persino uno sciopero.