Salario minimo, Silvestri del M5S dà una lezione al governo: ecco cosa ha detto in tv – VIDEO

Il capogruppo alla Camera del M5S Francesco Silvestri è stato ospite in tv, dove ha parlato dell’urgenza di istituire un salario minimo legale anche in Italia. Tra le altre cose, Silvestri ha ricordato che la proposta di legge del M5S per un salario minimo di almeno 9 euro l’ora è stata approvata da tutte le opposizioni tranne Renzi e che il governo non ha saputo prendere una decisione, passando la palla al CNEL di Renato Brunetta. “Non ho mai sentito parlare del CNEL come in questo periodo” afferma Silvestri nel suo intervento.

Ricordiamo che se da una parte la Cassazione aveva dato ragione ai 5 Stelle ammettendo che non è più possibile in Italia pagare un lavoratore meno di 9 euro l’ora, dall’altra lo stesso CNEL di Brunetta aveva invece detto che la proposta così non va bene, innescando una diatriba da cui non se ne esce. Ma dovrebbe essere il governo, la maggioranza a prendere in mano la questione e decidere una volta per tutte.

Solo pochi giorni fa è stata pubblicata una sentenza storica della Corte Suprema di Cassazione con la quale si afferma che la contrattazione collettiva non può mai considerarsi al di sopra dell’articolo 36 della Costituzione e che quindi il salario deve sempre corrispondere ai criteri di proporzionalità e sufficienza indicati dalla Costituzione.

In sostanza la Cassazione aveva affermato un principio molto importante: la contrattazione tra soggetti rappresentativi non è una condizione sufficiente per assicurare che i salari rispettino i principi costituzionali. La storica sentenza dava ragione a un lavoratore in appalto che ha vissuto la classica trafila del passaggio da un contratto ad un altro, dal Multiservizi al Terziario al contratto per i Dipendenti di proprietà e fabbricati fino a scivolare in quello dei Servizi fiduciari, vedendosi retribuito con un salario addirittura inferiore alla soglia della povertà assoluta indicata dall’Istat.

La Corte di Torino aveva respinto il suo ricorso anche contestando il ricorso al parametro della povertà assoluta calcolato dall’Istat, che suonava ad avallo che la paga di un lavoratore possa stare “legittimamente” anche sotto quell’indice! La Cassazione ha invece ribaltato questa lettura, aggiungendo molto di più: la povertà assoluta dell’ISTAT è una soglia minima invalicabile ma il criterio di sufficienza va parametrato più in alto, orientando il trattamento economico non solo verso il soddisfacimento di meri bisogni essenziali – per esempio cibo, vestiario, alloggio – ma anche tenendo conto della necessità di partecipare ad attività culturali, educative e sociali come recita la recente Direttiva UE sui salari adeguati (la 2022/2041).

Il paradosso è che al Cnel, incaricato dal Governo Meloni per esprimere un parere sul salario minimo, la sentenza venga completamente ignorata. Nei documenti che stanno circolando in questi giorni, redatti da Brunetta, si insiste sulla grande percentuale di copertura della contrattazione collettiva nel nostro paese, trascurando il dato oggettivo che i salari sono bassi nonostante tutto. E in più, si fa riferimento ai dati contenuti nell’ultimo rapporto INPS, in netta contraddizione con tutti gli ultimi rapporti dello stesso istituto, dell’Istat e di diversi altri centri di rilevazione, dove si riduce il fenomeno del lavoro sottopagato (quello che si continua a definire impropriamente povero) a soli 20mila lavoratori!

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