Intervistato dai giornalisti, l’ex deputato di Forza Italia Renato Brunetta ha parlato del salario minimo: “Il documento è stato approvato con 15 voti contrari e nessun astenuto, quindi a larghissima maggioranza. Il Cnel non è diviso”. Renato Brunetta, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro appare soddisfatto in conferenza stampa nella quale viene presentato il documento a firma che di fatto affossa la proposta delle opposizioni di introduzione di un salario minimo per legge. Bocciate le due proposte emendative dei cinque membri Cnel, nominati dal presidente della Repubblica, per l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima che in via sperimentale verrebbe applicata solo ad alcuni settori. Proposta di un tetto salariale “che rischia di non far bene a nessuno” spiega Brunetta. “E chi non può permetterselo che fa: si perde il lavoro e chiude l’azienda?”
E aggiunge: “In 60 giorni abbiamo dato una risposta alla premier Meloni portando la posizione dei corpi intermedi e abbiamo offerto una cassetta degli attrezzi per intervenire su tutto ciò che non funziona nel nostro mondo del lavoro: dal salario minimo, ai lavoratori poveri al terzo settore. Servono norme per fare contratti migliori per tutti. Il Cnel è la casa dei corpi intermedi che dà risposte complicate. Non facciamo grida manzoniane. Il salario minimo a 9 euro l’ora? E’ una semplificazione che fa male a chi ha i minimi più alti ma anche a quelli che hanno i minimi più bassi. Non è un traguardo, bensì un punto di partenza” ha concluso Brunetta.
Ricordiamo che questa decisione arriva dopo che cinque esperti nominati dal Presidente Sergio Mattarella avevano presentato un emendamento all’assemblea straordinaria del Cnel sul salario minimo legale. Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini avevano proposto l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima applicata sperimentalmente solo a settori specifici, quelli con lavoratori in situazioni più precarie e con evidenti fragilità non ancora risolte dalla contrattazione collettiva. Questa iniziativa era stata presentata con l’obiettivo di promuovere l’inclusione, ridurre le disuguaglianze e garantire i diritti e la dignità dei lavoratori, in particolare i giovani, le donne e gli immigrati.
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Purtroppo l’assemblea del Cnel presieduta da Renato Brunetta non ha approvato la proposta presentata dai cinque esperti nominati dal presidente della Repubblica. E si è spaccata al momento di votare il documento finale sul lavoro povero e il salario minimo scritto materialmente dal giuslavorista Michele Tiraboschi, stando al quale un minimo per legge in Italia non serve. Il testo è stato approvato con 39 voti a favore e 15 contrari: hanno confermato il no già espresso nella Commissione dell’informazione Cgil, Uil e Usb, a cui si sono aggiunti appunto Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini, firmatari dell’emendamento respinto. Otto consiglieri sui 62 presenti (in totale sono 64) non hanno partecipato al voto.
Era stata la premier Giorgia Meloni a inizio agosto, messa alle strette dall’ampio sostegno che il salario minimo riscuote tra gli italiani, ad affidare al Consiglio un’analisi dei dati e delle ripercussioni di un’eventuale iniziativa legislativa. Il documento finale, scritto in tutta fretta visto che la nuova consiliatura si è insediata solo il 22 settembre, sarà ora consegnato al governo in vista del 17 ottobre, quando dovrebbe tornare in aula alla Camera la proposta di legge unitaria delle opposizioni (tranne Italia viva) che fissa un tetto di 9 euro lordi all’ora sotto i quali nemmeno i contratti nazionali possono scendere. La maggioranza però sta valutando se chiedere un rinvio in commissione “per approfondire il documento del Cnel”. Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, dice: “Noi non demorderemo, vogliono fare una melina sulle spalle di lavoratori sottopagati. Contrasteremo in tutti i modi questo disegno che consideriamo scellerato”.