Scherzo telefonico a Meloni, finisce nei guai un altro ambasciatore: ecco perché

Dopo lo scherzo telefonico a Meloni, è finito nei guai un altro ambasciatore. Ecco di chi si tratta.

Il caso della telefonata fake a Giorgia Meloni ha rivelato nuove responsabilità nella catena di comando diplomatica e politica. Le dimissioni del consigliere diplomatico Francesco Talò non chiudono la vicenda, poiché emergono ulteriori errori. Il sottosegretario Alfredo Mantovano, ascoltato al Copasir, ha rivelato che l’ambasciatore italiano presso l’Unione africana, Alberto Bertoni, non ha verificato correttamente la mail russa che chiedeva un contatto con la premier. Nonostante un’istruttoria avviata dall’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi, la trappola non è stata rilevata. Mantovano ha confermato i dubbi di Meloni sulla telefonata, ma Talò si è comunque dimess.

Quel comunicato che non torna

Come riporta Repubblica, con un comunicato stampa datato 12 ottobre l’Unione africana scriveva. “È giunto all’attenzione dell’Ufficio di presidenza che diverse capitali straniere sono state vittime di indirizzi e-mail falsi che pretendono di essere e-mail ufficiali del vice capo di stato maggiore per conto del presidente della Commissione dell’Unione Africana, chiedendo telefonate ai leader stranieri. L’Unione Africana desidera inoltre ricordare che tutte le richieste di impegno ad alto livello da parte del Presidente avvengono sistematicamente attraverso i normali canali diplomatici, tramite Nota Verbale indirizzata alle ambasciate accreditate interessate con sede ad Addis Abeba, all’attenzione dei paesi stranieri interessati”. 

A chi si riferivano? Probabilmente alla leader estone, Kaja Kallas, che ha subito uno “scherzo” simile a quello di Meloni, accorgendosene e denunciandolo subito. Ma il punto è capire se parlassero anche dell’Italia, come il comunicato sembra fare: il problema è che, stando alla ricostruzione ufficiale fin qui fatta, il 12 ottobre non c’era alcuna certezza che la premier avesse parlato con i russi e non con Moussa Faki. Perché allora questo comunicato? Qualcuno sapeva?

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