Gruber attacca Meloni: “Si fa chiamare presidente”. La reazione della premier – IL VIDEO

Durante la puntata di Otto e mezzo, Lilli Gruber ha attaccato la presidente del consiglio Meloni sul patriarcato. Ecco la reazione della premier sui social.

Volano stracci fra Lilli Gruber e Giorgia Meloni. Durante la puntata di Otto e mezzo, la conduttrice ha detto: “Si fa chiamare presidente. Un retaggio patriarcale?” Immediata la risposta della presidente del consiglio: “Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo”. Giorgia Meloni affida a Facebook una presa di posizione che subito dopo passa dal generale al particolare. “Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di ‘cultura patriarcale’ della mia famiglia. Davvero senza parole”. La foto che accompagna il post su Facebook la ritrae infatti con la figlia Ginevra in braccio, a pochi giorni dalla nascita, insieme alla madre e alla nonna della stessa Giorgia Meloni.

Il patriarcato

Il post di Meloni arriva dopo una puntata di Otto e mezzo incentrata sul femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne veneta uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato una settimana dopo il delitto mentre era fuggitivo in Germania. Porgendo una domanda alla scrittrice Carlotta Vagnoli, Gruber ha fatto riferimento alla “cultura patriarcale della destra” e, in particolare, alla prima premier donna in Italia, Giorgia Meloni, tornando sul fatto che abbia scelto di farsi chiamare “il presidente del Consiglio”.

Di patriarcato ne aveva parlato ieri anche la sorella di Giulia Cecchettin, la ragazza uccisa nei giorni scorsi dal suo ex fidanzato. “Quelli come Turetta non sono mostri, sono figli del patriarcato”. “Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società. E invece la responsabilità c’è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro” scrive in una lettera al Corriere della Sera, Elena Cecchettin.

“La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna. A partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome. Come il controllo, la possessività, il cat calling. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista”.

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