Report, il servizio su Sgarbi che ha fatto infuriare il sottosegretario – VIDEO

Durante l'ultima puntata di Report è stato trasmesso un servizio che riguardava Sgarbi e un quadro rubato. Ecco la nuova inchiesta dei carabinieri e il dettaglio della tela.

Ve lo avevamo già anticipato ieri. Report ha mandato in onda un servizio su Sgarbi, nonostante le diffide. Il sottosegretario alla Cultura del governo infatti ha provato a bloccarlo fino all’ultimo. L’inchiesta racconta dell’opera rubata nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte. I ladri l’hanno tagliata via dalla cornice e l’hanno sostituita con una grande foto. Sgarbi invece sostiene di averlo ritrovato per casa durante i lavori di Villa Maidalchina a Viterbo. Poi l’ha esposto durante una mostra su Caravaggio e i suoi allievi. Nel servizio in collaborazione con il Fatto Quotidiano si nota che tra il dipinto esposto e quello rubato c’è una bella differenza.

L'inchiesta su Sgarbi

Come fa notare Open, in alto a sinistra nell’opera esposta da Sgarbi a Lucca appare infatti una fiaccola che nell’originale non c’è. «Il catalogo dice chiaramente che era a Villa Maidalchina», spiega il sottosegretario. Si tratta di una residenza nobiliare che nel 2000 viene acquistata da Rita Cavallini, la madre di Sgarbi. «Era un immobile in stato d’abbandono», spiega l’ex proprietario Luigi Achilli. Che dice di non sapere di sottotetti. Ma l’opera era citata tra i beni in un inventario precedente, secondo Sgarbi. Dove si parla di alcuni quadri di San Pietro e Santa Caterina, ma non di quello di Manetti secondo il servizio di Report. A Buriasco nel torinese sorge il castello di Margherita Buzio, che è la persona che ha denunciato il furto. «Mi hanno tagliato la tela e graffiato la cornice», racconta. Ma hanno lasciato un lembo della tela. Forse strappato nel momento della rimozione.

La nuova inchiesta dei carabinieri

Paolo Bocedi, la persona che si è presentata, è il presidente dell’associazione Italia Libera. È stato collaboratore di Sgarbi fino al 2003. Ma ha conservato ottimi rapporti con il sottosegretario. Bocedi ricorda di aver visto il quadro con Pasquale La Mura, autista di Sgarbi, per chiedere del quadro e della sua possibile vendita. Il restauratore Gianfranco Mingardi è invece la persona che ha restaurato il quadro su richiesta di Sgarbi. Dice di averlo ricevuto proprio da Bocedi, che è anche presidente di un’associazione antiracket in Lombardia. «Per me sarebbe una bella figura di merda», dice durante il servizio. I carabinieri alla fine vanno nel castello. Esaminano proprio quella piccola porzione di tela rimasta attaccata al quadro durante il furto. Sgarbi invia via Pec una diffida a Report e alla Rai. Sostiene che il servizio «potrebbe influenzare a scapito della presunzione d’innocenza, dell’equo processo e della tutela della privacy dell’imputato. Lo Stato è, perciò, obbligato ad adottare misure dissuasive e restrizioni alla libertà di stampa per tutelare questi diritti fondamentali». In una nota successiva sostiene: «Le illazioni non sono servizio pubblico. Sono insinuazioni come quelle sulla gerontofilia e cleptomania attribuita da alcuni pettegoli a Davide di Pietro».

La reazione del M5S

“Non esiste Paese al mondo in cui un esponente del governo accusato di aver rubato un prezioso dipinto del Seicento possa rivestire il ruolo di sottosegretario alla cultura. Non esiste ministro della cultura al mondo che possa tollerare che una persona che riveste un ruolo tanto importante nel proprio ministero possa avere una simile ombra nel proprio curriculum. E nel caso di Vittorio Sgarbi non sarebbe nemmeno l’unica. Ricordiamo infatti la ricca attività di conferenziere e di consulente che sarebbe incompatibile con il suo ruolo. Per la quale il Movimento 5 Stelle ha già depositato nelle scorse settimane una mozione di revoca. Chiediamo che Gennaro Sangiuliano venga immediatamente in aula a riferire su quanto è emerso dall’inchiesta mandata in onda ieri sera da Report e pubblicata sul Fatto Quotidiano. È deprimente che un ministero fondamentale come quello della cultura sotto Giorgia Meloni veda ai suoi vertici un ministro totalmente inadeguato e due sottosegretari che più che gli interessi della nazione perseguono evidentemente i propri”. Così gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera.

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