Padellaro e Giannini zittiscono Sechi a Otto e mezzo – IL VIDEO

Mes e Patto di Stabilità, i commenti di Antonio Padellaro e Massimo Giannini e il botta e risposta con il direttore di Libero Mario Sechi.

Durante l’ultima puntata di Otto e mezzo, sempre condotta da Floris al posto della Gruber, c’erano ospiti Padellaro, Giannini e Sechi di Libero. Sentite cosa hanno detto. Padellaro dice: “Meraviglioso, allora userò una metafora di cui mi pento subito. Col patto di stabilità è come se il governo avesse ingoiato una boccetta di olio di ricino. Mi dispiace è l’unica che mi viene come battuta. Il Mes è la camomilla tiepida. Allora il ragionamento è questo: accettiamo delle condizioni veramente dure dal punto di vista di quello che ci impone l’Europa. C’è questa traiettoria di aggiustamento che è un’altra espressione enigmatica. Significa che ogni volta che noi sforiamo qualcosa, ci convocano. Oggi il governo italiano ha accettato veramente delle condizioni durissime dall’Europa. E chissà come finirà con il caso Giorgetti, che fine fa? Perché Giorgetti fino all’ultimo sembrava che non volesse accettare queste condizioni. Paolo Gentiloni per l’Europa doveva federare il partito democratico”. Alla domanda se sia finita la pacchia, Padellaro risponde: “Cercherò di essere patriottico. E quindi mi sa che è un enorme piacere che Giorgia Meloni non sia più di lotta, ma sia di governo istituzionale quando vai in Europa” spiega il giornalista del Fatto Quotidiano.

Il caos in Parlamento sul patto di stabilità

In effetti, l’Italia ha concordato le nuove regole sul Patto di stabilità. Giorgetti, parlando di “spirito di compromesso”, si è detto favorevole alla proposta sul Patto di stabilità. E così i ministri dell’Economia dell’Ue hanno potuto sancire l’intesa nel pomeriggio, con la presidenza spagnola che ha ufficializzato il passo decisivo all’Ecofin. Un patto, hanno scritto gli spagnoli su X, che prevede nuove regole “realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future”.

Da Francia e Germania era arrivata un’accelerazione sulla riforma. In mattinata, fonti di Bercy avevano fatto trapelare che l’Italia aveva “vinto” nel compromesso sul Patto, “una stesura su cui abbiamo lavorato con Giorgetti” nella quale si tiene conto anche delle spese del Pnrr. Bercy ha messo in evidenza “l’allineamento” con il Tesoro italiano sull’estensione da 4 a 7 anni dei piani di aggiustamento del debito, tenendo conto di investimenti e riforme del Pnrr, evidenziando anche che il ritmo di aggiustamento è più “progressivo”.

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