Travaglio e Gomez denunciano il bavaglio alla stampa – IL VIDEO

Marco Travaglio e Peter Gomez del Fatto Quotidiano commentano il bavaglio all'informazione in Italia, con un appunto del senatore M5S Scarpinato.

Marco Travaglio e Peter Gomez hanno fatto il punto su quello che è il bavaglio all’informazione da parte del governo Meloni. Per Gomez si rischia di essere presi per il c**o come cittadini. Il direttore della versione online del Fatto poi spiega perché gli editori come Angelucci e Caltagirone si stanno prendendo tutto il mercato dei giornali in Italia. “È ovvio che prendono tutti questi giornali per interloquire con il potere politico” dice il giornalista.

Il commento di Travaglio

Per Travaglio, la prima battaglia del 2024 sarà quella contro il bavaglio. “È passato proprio pochi giorni fa in Parlamento una cosa vergognosa che proibisce ai giornalisti di fare il loro mestiere con precisione. Non si possono citare, tra virgolette, nemmeno stralci delle ordinanze di custodia cautelare. Noi dovremmo usare delle parole, per parafrasare quello che c’è scritto, perché non potremmo più essere esatti. Non vi potremo dire che cosa dicono le persone in quella intercettazione. Quindi se il giudice si è sbagliato, non potremmo attaccare il giudice. E se invece il giudice ha visto giusto e c’è un comportamento indecente da parte di un politico o di un finanziere, noi non potremmo dirvelo con la precisione delle virgolette.

Ovviamente questo è contro l’articolo 21 della Costituzione. Soprattutto è contro la giurisprudenza europea e quindi noi faremo obiezione di coscienza. Appena verrà fuori un’ordinanza di custodia cautelare su qualche personaggio di interesse pubblico, noi la pubblicheremo integrale. Ovviamente verremo processati per il nuovo reato che è stato introdotto e quindi ci appelleremo alla Corte Costituzionale e alla Corte europea. Perché condanni l’Italia per questa legge ignobile e perché questa legge venga disapplicata nei tribunali e cancellata”.

La reazione di Scarpinato del M5S

Il governo alla Camera ha dato parere favorevole all’emendamento Costa che vieta la pubblicazione delle ordinanze di arresto. Per Roberto Scarpinato del M5S “la maggioranza ha colto il pretesto della tutela della privacy per introdurre un doppio regime. Nei casi in cui vengono sequestrati documenti nella forma digitale, il pm non può neppure visionare il materiale. Prima deve dare avviso a tutte le parti coinvolte che si procederà a un esame congiunto del contenuto. Una paralisi delle indagini in una fase cruciale che dà tutto il tempo all’indagato di far sparire altre prove. Immaginate se per ogni foto, ogni chat, ogni pizzino di Matteo Messina Denaro fosse stato necessario aprire un contraddittorio con la sua difesa. È un vero e proprio regalo alle mafie e a tutte le forme più gravi di criminalità professionale. Per di più si realizza una grave violazione della privacy. Con il contraddittorio il contenuto dello smartphone sarà messo in piazza dinanzi a una decina di persone” spiega Scarpinato al Fatto.

La posizione di Davigo

Per Piercamillo Davigo, invece “si tratta di una grave violazione dei principi fondamentali che presiedono alla vita di uno Stato di diritto. E del diritto dei cittadini di conoscere e valutare l’operato delle autorità. Che rischia di cadere davanti a sentenze della Corte costituzionale o della Corte europea dei diritti dell’uomo.

È difficile comprendere le ragioni di una simile scelta legislativa e soprattutto giustificarla alla luce della tutela della presunzione di non colpevolezza. È probabile anzi che, sapendo che una persona è stata privata della libertà personale, ma non per quali ragioni, l’opinione pubblica possa pensarne il peggio possibile, anche in base al chiacchiericcio che si scatenerà in assenza di dati certi”.

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