Milena Gabanelli ha parlato della relazione fra Comuni ed evasione fiscale nel suo nuovo Dataroom. Ecco cosa ha rivelato.
Sono cinquant’anni che lo Stato tenta di coinvolgere i sindaci nella lotta all’evasione fiscale. Il primo tentativo risale al 1974 con il dpr 600. «I Comuni partecipano all’accertamento dei redditi delle persone fisiche…». Nulla più di una dichiarazione d’intenti, ma siccome la norma non prevede alcun tornaconto per le amministrazioni locali, i Comuni non muovono un dito. Nel 2005 si decide quindi di scendere a patti coi sindaci e dal 2009 la storia cambia.
I Comuni che incrociano le banche dati del catasto, della dichiarazione dei redditi, dell’Aire, della tassa sui rifiuti ecc. e segnalano le anomalie all’Agenzia delle entrate, possono tenersi il 30% di quanto recuperato. Il primo anno si portano casa un milione e 160mila euro. Nel 2011 possono tenersi il 50%, e l’incasso per i Comuni sale a 3 milioni. Ancora poca roba, però la strada sembra quella giusta. E così lo Stato decide di alzare la posta in gioco fino al 100%. Nel 2012 nelle casse dei Comuni entrano 11 milioni, 17 nel 2013, e 21 nel 2014. Ma poi la curva si inverte: nel 2016, 13 milioni; 11 nel 2018; fino ai 6,5 milioni del 2021.
Il nuovo Dataroom
ULTIM’ORA – Arriva l’annuncio di Giuseppe Conte su costituente. “Abbiamo raggiunto…” – VITTORIA?!
“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
L’abbassamento della percentuale del recupero a favore dei Comuni si vede nelle cifre distribuite nel 2023 e relative al 2022. Il record è di Genova (863mila euro incassati, ma nel 2016 erano stati 991.260). Seguita da Milano (367mila; nel 2016 erano 1.748.066) e Torino (162mila, nel 2016 erano stati 688.998). A Roma vanno 18mila euro, meno dei 19mila di Marano sul Panaro. Nel 2016 la capitale aveva incassato 108.071 euro. Trentotto sono città del Mezzogiorno, che hanno consentito al Fisco di recuperare appena 144mila euro (il 2,4% del totale). Nessun contributo invece da città come Catania, Taranto, Cosenza e Caserta, Trento e Treviso.
La Corte dei conti certifica il fallimento. «La misura ha prodotto nel corso del tempo risultati modesti con un numero ristretto di Comuni. Peraltro concentrato in poche regioni, che ha conseguito risultati significativi» . Il motivo? Di certo, parte della politica ritiene ancora che una vera lotta a evasione e abusivismo faccia perdere voti. Ma soprattutto solo due segnalazioni su dieci portano qualcosa nelle casse comunali. Significa che per l’80% sono fatte male, si sono concluse in modo bonario oppure, visti gli importi modesti, sembra antieconomico indagare. Il risultato è che spesso si fatica molto per incassare poco. 117 Comuni su 265 quest’anno hanno ottenuto meno di mille euro. Infine molti impiegati neppure conoscono la norma, visto che tre Comuni su quattro non hanno inviato i propri funzionari ai corsi di formazione organizzati sul tema dall’Agenzia delle entrate.