Orsini sbotta a “È sempre Cartabianca”, poi difende Lucarelli – IL VIDEO

Alessandro Orsini è stato protagonista di un acceso dibattito a "È sempre Cartabianca". Poi su Facebook un lungo post sul caso Pedretti.

“Hamas usa scudi umani nei bombardamenti? E’ assolutamente falso”. Alessandro Orsini si esprime così a E’ sempre Cartabianca, il programma su Rete4 condotto da Bianca Berlinguer. Il professore di sociologia del terrorismo internazionale dibatte in particolare con la giornalista Annalisa Chirico, che lo incalza domandando anche “perché difende Hamas?” “E’ una stupidaggine dire che a Gaza ci sono migliaia di morti perché Hamas usa scudi umani. Hamas fa irruzione in una scuola piena di bambini, li sequestra con i maestri, spara dalle finestre, Israele spara verso la scuola e uccide anche i bambini: questo è un caso di scudo umano. Lo scudo umano non c’entra niente con il fatto che Israele sganci le bombe su una scuola o una moschea perché sotto c’è un tunnel”, dice Orsini, già protagonista di un botta e risposta acceso con la giornalista tra accuse reciproche e minacce di querele.

Caso Pedretti, la difesa di Lucarelli su Facebook

“Si va avanti a dire questa frase folle, i morti ci sarebbero perché Hamas usa gli scudi umani. Chi lo dice è un ignorante. Non sto difendendo Hamas, che ha commesso un orrore indicibile. Il punto non è questo, il punto è che Israele ha provocato la morte di 23mila palestinesi e questo non ha niente a che vedere con il concetto di scudi umani”, aggiunge il professore, che si sofferma anche sul tema degli ostaggi israeliani.

“La situazione degli ostaggi è complessa perché Hamas li vuole usare per ottenere il ritiro delle truppe israeliane o almeno la cessazione dei bombardamenti, ma Netanyahu non prevede una soluzione di questo tipo. Hamas ha coltivato speranze che si sono rivelate vane, sperava di portare a casa un bottino più ricco nell’ambito del primo scambio di ostaggi e prigionieri: non ha ottenuto un prolungamento dello stato di ‘quiete'”, afferma. Secondo Orsini “non c’è una spaccatura nel governo israeliano, non c’è una parte del governo che vuole interrompere i raid”.

Il post di Orsini su Facebook

“Suicidio, odio social e vendette personali
Vorrei innanzitutto esprimere il mio cordoglio e il mio dolore e stringermi intorno ai familiari in questo tragico momento. Ciò premesso, le scienze sociali insegnano che il suicidio è un fenomeno complesso poiché è causato da una molteplicità di fattori. Questa complessità impone una classificazione. Quindi, la prima cosa da sapere, è che esistono tipi diversi di suicidio e noi non siamo ancora in grado di capire a quale categoria appartenga. La seconda cosa da sapere è che, nel suicidio in oggetto, le scienze sociali non consentono di individuare una causalità unilineare, o semplice e diretta, per farmi capire da tutti, del tipo: “Quella persona si è suicidata perché quella giornalista ha pubblicato un post su di lei”. Se valuto correttamente le informazioni emerse finora, i fattori causali minimi in questa tragedia sono almeno cinque:
1) In una prima fase, la donna è stata portata alle stelle da alcuni giornalisti e politici. In un dibattito pubblico di basso livello, cioè, basato su un processo dell’imputazione causale non corretto, i colpevoli sono i giornalisti e i politici che hanno reso celebre una persona priva della struttura della personalità per fronteggiare cotanta improvvisa popolarità
2) In una seconda fase, un blogger e una giornalista hanno condotto un’indagine su un post divenuto virale fornendo l’evidenza empirica per dubitare della sua veridicità
3) In una terza fase, l’odio social contro la donna è debordato.

4) In una quarta fase, la donna è stata convocata in caserma dai Carabinieri provocandole un’enorme pressione stressogena con conseguente alterazione dell’equilibrio cognitivo normale giacché l’intervento dell’autorità pubblica è sempre un fatto sconvolgente per una persona comune, soprattutto se questa teme che un suo comportamento non adeguato possa essere scoperto e perseguito penalmente. Una campagna social passa in pochi giorni, ma un’eventuale investigazione dei carabinieri diventa un incubo senza fine. Trascurare la convocazione in caserma nella dinamica che ha condotto all’auto-soppressione sarebbe un grave errore sociologico.
5) In una quinta fase i giornalisti che avevano portato la donna alle stelle l’hanno nuovamente intervistata sollecitandola a confessare il presunto falso. L’osservazione sociologica mostra che la donna era già visibilmente turbata durante quell’intervista che la portava dalle stelle alle stalle
Di chi è la colpa?
In un dibattito pubblico di basso livello la colpa è di una sola persona che diventa il nuovo mostro.
La tragedia sociologica di tutta questa storia è che quasi tutti hanno agito nel rispetto del proprio ruolo sociale. I giornalisti hanno svolto correttamente il proprio lavoro nel portare alle stelle una donna dal comportamento nobile. La giornalista ha svolto il proprio dovere professionale nel sottoporre a verifica empirica la veridicità del post. I carabinieri hanno svolto correttamente il proprio lavoro nel convocare la donna in questura. I giornalisti hanno svolto il proprio dovere nel chiedere alla donna se avesse commesso un falso. Per “dovere”, mi riferisco a un comportamento “dovuto” in base al proprio ruolo sociale all’interno di un sistema complesso fatto di parti interconnesse.
Chi non sta facendo il proprio dovere sono quei politici e giornalisti che, in queste ore, stanno cercando di scaricare tutte le colpe su una sola persona perché hanno dei conti personali da regolare con lei.
Meglio dire vendette.”

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