Di Battista attacca il TG1: “Inguardabile!” IL VIDEO

Durante la sua ultima ospitata a DiMartedì, Alessandro Di Battista ha detto che il TG1 è diventato inguardabile a causa della Meloni.

Alessandro Di Battista ha partecipato come ospite all’ultima puntata di DiMartedì. Sentite cosa ha detto sulla Rai ed in particolare sul TG1. “Per me oggi il Tg1 è una vergogna, è diventato inguardabile. Solo una cosa: voi ricordate l’informazione pubblica durante il governo Draghi? Vi ricordate com’era trattato Draghi? Era trattato infinitamente meglio di come viene trattata globalmente la Meloni. Allora il potere questo è, il problema è che la Meloni è responsabile della lottizzazione della Rai voluta da Renzi quando era segretario del Pd. Hai il desiderio di portare avanti legittimamente una battaglia? In primis, guarda all’interno del tuo partito e iniziare a fare i nomi e cognomi di chi occupa ruoli importanti all’interno della tv.

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Io però rispetto a un discorso culturale per quale sostengo che nonostante tutta una serie di errori anche di personaggi impresentabili, di errori politici, di insuccessi, la Meloni sia tuttora forte in virtù del passato, di quello che non fece il partito democratico ma in questo anche il movimento cinque stelle. Non possono rivendicare una giusta battaglia sulla Rai perché l’attuale legge che permette la lottizzazione della tv di Stato, sostanzialmente il controllo governativo da parte della Rai, l’ha approvata Renzi da segretario del partito democratico e quella legge non è mai stata cambiata” spiega Di Battista nel suo intervento in diretta.

In effetti, fu proprio Renzi a riformare la Rai rendendola più “governativa”. Il Senato approvò la legge con 162 voti favorevoli. Questa riforma concede un’influenza più ampia a Palazzo Chigi e al Ministero dell’Economia sulla Rai rispetto al passato. La decisione venne presa dopo la votazione sul ddl di Stabilità. Un punto chiave della riforma è il ruolo del Ministero dell’Economia nella scelta del capo azienda, che è di fatto un amministratore delegato con poteri estesi sulle nomine (ad eccezione dei direttori giornalistici) e sui contratti fino a 10 milioni di euro.

Va notato che l’unico limite all’azione del super amministratore delegato è la possibilità del Consiglio di amministrazione di revocarlo. Tuttavia, questa eventualità è considerata improbabile poiché il Consiglio sarà sempre più una proiezione della maggioranza parlamentare che sostiene il governo. La composizione del nuovo Cda prevede direttamente due consiglieri dalla Camera e due dal Senato. Altri due consiglieri vengono scelti dal governo, mentre l’ultimo viene nominato dall’assemblea dei dipendenti Rai, che seleziona tra i colleghi con almeno 3 anni di anzianità. Sono in grado di proporre il nome di un dipendente sia i sindacati firmatari di contratti aziendali o integrativi, sia 150 lavoratori Rai attraverso una raccolta firme. Questa riforma segnò un’ulteriore politicizzazione del processo decisionale e una maggiore influenza del governo sul funzionamento dell’emittente pubblica.

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