Ci sono importanti novità che riguardano il giurì d'onore chiesto da Conte contro Meloni. Ecco cosa è successo in commissione.
Sta succedendo di tutto intorno al giurì d’onore chiesto da Conte contro Meloni. Nella serata di ieri si è dimesso il deputato democratico Stefano Vaccari. “Il Giurì – scrive Vaccari in una lettera – come stabilito dall’articolo 58 dello statuto della Camera, deve mantenere un profilo di terzietà e limitarsi ad accertare il fondamento o meno delle accuse rivolte di un parlamentare in aula nei confronti di un altro collega, verificare i fatti per come si sono svolti alla luce della documentazione acquisita. Invece – si legge ancora nella lettera – nella relazione che ci è stata sottoposta dal Presidente, sono prevalse alcune motivazioni, ancorché significative, di ordine politico e interpretative che contrastano con la realtà dei fatti accertati e rendono evidente la volontà della maggioranza di avvalorare la versione accusatoria della Presidente Meloni”.
Le altre dimissioni nella serata
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“Ci dimettiamo”, scrivono al presidente della Camera Filiberto Zaratti di Alleanza Verdi e Sinistra e il dem Stefano Vaccari. Al leghista Lorenzo Fontana i due deputati spiegano nero su bianco le ragioni dell’addio, con pochissimi precedenti nella storia di Montecitorio (il primo risale al 1950). A loro avviso i tre commissari di destra hanno piegato i fatti al loro obiettivo politico, cioè favorire la premier. Ma il presidente della commissione, il forzista Giorgio Mulé, respinge le accuse. E giura: “Sono sorpreso e amareggiato dalla loro decisione, mai fin dalla prima seduta del 10 gennaio e per le successive sei, Vaccari e Zaratti avevano manifestato lagnanze o sollevato proteste rispetto all’organizzazione e all’evolversi dei lavori. Martedì avevamo definito il 90 per cento della relazione”. Così il forzista chiosa: “La commissione sta ancora lavorando alla relazione”. Tradotto, il giurì va avanti.
La reazione di Conte
Conte ha scritto al Presidente della Camera Fontana chiedendo che il Gran Giurì venga sciolto.
Se così non sarà il Presidente forzista Giorgio Mule’, presidente del Giurì e i suoi due sodali di maggioranza se la canteranno e se la suoneranno da soli e assisteremo alla farsa di un presidente della Camera , un leghista, che si coprirà di ridicolo leggendo in aula una relazione farlocca che avrà l’unico scopo di coprire di vergogna la sua premier, una manifesta bugiarda che trucca le carte.