Ultim’ora: il presidente della Camera scioglie il giurì d’onore chiesto da Conte contro Meloni, ecco perché

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha deciso di sciogliere ufficialmente il giurì d'onore chiesto da Conte contro Giorgia Meloni.

Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha deciso di sciogliere ufficialmente il giurì d’onore chiesto da Conte contro Giorgia Meloni. Alla luce della richiesta inoltrata ieri dal leader del M5S Giuseppe Conte di sciogliere il Giurì d’onore perché sarebbero venuti meno i criteri di “imparzialità che avrebbero dovuto ispirare i suoi lavori”, il presidente della Camera Lorenzo Fontana “prende atto di tale istanza”. E pertanto, dichiara nell’Aula della Camera la vicepresidente di turno Anna Ascani che legge un comunicato della presidenza, “il Giurì d’onore deve considerarsi sciolto”.

La clamorosa decisione del presidente della Camera

La tensione sul Mes tra Meloni e Conte raggiunge il suo epilogo, insomma: due giorni prima che il Giurì d’onore della Camera emettesse il suo verdetto, i rappresentanti del Partito Democratico e dell’Alleanza Verdi-Sinistra hanno abbandonato la “commissione” di Montecitorio. Secondo Vaccari e Zaratti, ciò è avvenuto a causa della perdita di neutralità da parte del presidente del Giurì Mulé, affiliato a Forza Italia e accusato dall’opposizione di avere “complicità con il presidente del Consiglio”. Mulé ha risposto implicitamente a queste gravi accuse con una nota, affermando che i due deputati non avevano mai espresso obiezioni durante le sessioni del collegio e che il lavoro era stato svolto in pieno accordo. Tuttavia, martedì scorso, Vaccari e Zaratti hanno improvvisamente richiesto un rinvio dei lavori, culminando nelle loro dimissioni il giorno seguente, poiché sostenevano la presenza di “interpretazioni di parte” nel verdetto.

Mulé, nel suo comunicato stampa, si dichiara perplesso riguardo agli eventi che si sono svolti “nel buio della notte”, richiamando alla memoria le accuse mosse da Meloni a Conte riguardo alle modifiche al Mes, sottoscritte “con il favore delle tenebre”. Il conflitto ha trovato origine nel fax mostrato dalla premier come prova delle sue affermazioni, che è diventato oggetto di disputa e ha portato alla richiesta di un Gran Giurì da parte del leader del Movimento 5 Stelle per dimostrare l’infondatezza delle accuse di Meloni. Tuttavia, nonostante il lavoro del Giurì sia proceduto senza evidenti contrasti, le dimissioni dei due membri hanno sorpreso i loro colleghi, Cecchetti della Lega e Colucci di Noi Moderati, con tale atto che rappresenta un evento eccezionale nella storia della Repubblica.

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