Il boss Matteo Messina Denaro è stato arrestato dopo 30 anni di latitanza. Ecco chi lo ha aiutato in tutto questo tempo

Ieri 16 gennaio è stato arrestato presso la Clinica Maddalena di Palermo il boss Matteo Messina Denaro. Dopo 30 anni è stato catturato grazie alla determinazione e alla costanza dei carabinieri del Ros. L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Il boss avrebbe dichiarato: “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, con fare arrogante al carabiniere del Ros che sta per arrestarlo. Finisce così la latitanza trentennale del padrino di Castelvetrano, finito in manette alle 8.20 mentre stava per iniziare la seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo, una delle più note della città.

Nella conferenza stampa sulla cattura del superlatitante interviene il procuratore capo di Palermo De Lucia che ha dichiarato: “Fino a stamattina non sapevamo neanche che faccia avesse. “È stata una indagine pura, fatta con le intercettazioni. Senza non si possono fare le indagini di mafia”. “L’arresto dell’ultimo latitante di Castelvetrano è il frutto di un’attività d’indagine pura, accelerata nelle ultime settimane. Di più negli ultimi giorni. “Fino a stamattina non sapevamo neanche che faccia avesse”, ha concluso Palermo de Lucia, arrivato in procura a Palermo negli anni delle stragi e da qualche mese diventato il capo dell’ufficio inquirente siciliano.

Al suo fianco nel corso della conferenza l’aggiunto Paolo Guido: “Messina Denaro era in linea con il profilo del paziente medio che frequentava la clinica”. “Posso assicurarvi che è stata una indagine pura, fatta con le intercettazioni”.

Per quanto riguarda le intercettazioni De Lucia chiarisce: “Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia”. “C’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Messina Denaro e le nostre indagini ora stanno puntando su questo”.

La domanda che tutti si pongono, tuttavia è “chi lo ha protetto?”. De Lucia non ha dubbi: “C’è stata certamente una fetta di borghesia che negli anni ha aiutato Messina Denaro e le nostre indagini ora stanno puntando su questo”. “Nessuna delle vittime resterà senza risposta. Io, il mio ufficio e le forze dell’ordine continueremo a rivolgere i nostri sforzi in questo senso”.

Per il boss della mafia siciliana, latitante da trent’anni, è già stato proposto il carcere duro: “Messina Denaro finora non parla, non ha dato indicazioni, dopodiché fino a stamattina non sapevamo neanche che faccia avesse. La cosa più importante in questo momento è la cattura, ora ci muoveremo”, ha spiegato De Lucia. Portato in carcere a Palermo stamattina, sarà trasferito a breve: “Ancora, in questo momento, non possiamo rispondere su quale sarà la struttura penitenziaria a cui sarà destinato Matteo Messina Denaro”, ha riferito, invece, Guido.

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