Dopo gli ultimi eventi relativi alla riforma Cartabia il Ministro della Giustizia Carlo Nordio procede per decreto. Per effetto della legge scritta dalla Guardasigilli di Draghi, infatti, i reati contro il patrimonio in contesti mafiosi hanno bisogno della querela di parte per essere perseguiti: quindi se la vittima non querela, scatta la revoca dei provvedimenti restrittivi. Una scelta portata avanti nonostante numerosi avvertimenti da parte dei più esperti Magistrati antimafia. Ma ultimamente resa indifendibile dai fatti. Su tutti il caso dei mafiosi accusati di sequestro e lesioni, aggravati dal metodo mafioso, non denunciati dalle vittime del pestaggio. Così la procura di Palermo hanno dovuto chiedere la revoca della misura cautelare.
Da una nota di via Arenula si legge: “Il Ministero della Giustizia è già al lavoro per studiare ed elaborare gli interventi urgenti, anche di carattere normativo, che la recentissima segnalazione di talune criticità sembra rendere senz’altro opportuni”. “Sono in corso le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendono indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza”. Saranno preordinati a rendere più scorrevole l’applicazione di norme processuali, ad esempio in materia di presentazione dell’appello, sgombrandole da qualsiasi dubbio interpretativo. Non può essere dimenticato che le riforme processuali sono state oggetto di esame da parte della Commissione Europea, e ritenute, allo stato, idonee a garantire all’Italia le risorse indispensabili per la ripartenza, con la conseguenza che ogni loro modifica non potrà non tenere conto di tale determinante percorso” conclude il comunicato.
Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 stelle ed ex magistrato antimafia, aveva depositato un disegno di legge proprio per modificare la riforma Cartabia chiarendo: “Rendere perseguibili solo a seguito di una querela della vittima i reati come lesioni personali, violenza privata, minaccia, sequestro di persona determina il serio rischio di estendere il campo dell’impunità “, sottolineava Scarpinato. “Quel che più si sottovaluta, è che quei reati sono consumati non solo da esponenti della criminalità comune, ma anche da appartenenti alle mafie che si avvalgono della forza dell’intimidazione per commettere delitti e imporre il silenzio delle vittime” conclude.
Cosa cambia?. Tranne per i casi aggravati dal metodo mafioso, se le modifiche di Nordio non dovessero interessare altro, l’impianto della riforma Cartabia rimarrebbe identico, con tutte le criticità già riscontrate. E così diventa difficile presentare la querela per 22.500 procedimenti penali ogni anno. Per questo, anche in queste circostanze l’effetto paradossale della riforma porterà molti Pm a dover rilasciare l’indagato anche se colto in flagranza di reato. Ma la riforma Cartabia non si ferma solo all’obbligo di querela. Gli effetti nefasti sono stati già riscontrati anche in processi riguardanti violenze sessuali.