Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato Meloni dopo le manganellate a Pisa. Ecco perché.
Non si placano le polemiche dopo le manganellate ai manifestanti pro-Palestina a Pisa. La vicenda ha scatenato una reazione a catena che ha coinvolto alcuni dei principali personaggi politici italiani. Il presidente Sergio Mattarella, sempre impegnato nella salvaguardia della coesione sociale e nel garantire il pieno esercizio democratico anche del dissenso, ha condiviso le sue preoccupazioni con il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Mattarella ha ribadito l’importanza di mantenere un equilibrio tra sicurezza e libertà di manifestare, sottolineando che l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura con l’uso dei manganelli, ma con la capacità di garantire la sicurezza senza compromettere le libertà fondamentali.
Le reazioni della politica
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Tuttavia, le reazioni politiche sono state diverse. Mentre Mattarella ha emesso una nota dal tono deciso, esprimendo la sua preoccupazione, la risposta di Meloni e dei partiti di centrodestra è apparsa meno incisiva. Anche se il vicepremier Matteo Salvini ha riconosciuto la necessità di valutare l’operato delle forze dell’ordine, ha difeso vigorosamente il loro ruolo, affermando che non è accettabile strumentalizzarli per fini politici. Questa posizione ha sollevato critiche da parte di alcuni attori politici e della società civile. Il sindaco di Pisa e il candidato sindaco del centrodestra a Livorno hanno entrambi chiesto chiarimenti sui fatti accaduti, mentre i manifestanti hanno espresso il loro dissenso con striscioni contro i rappresentanti del governo locale. Il dibattito sulla sicurezza pubblica e il ruolo delle forze dell’ordine è quindi acceso e potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama politico italiano.
Anche il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky si è inserito nella discussione. Ecco cosa ha detto: “Questo proliferare di cariche e manganelli, questo clima di repressione per ora tiepida, diffondono un senso di insicurezza. Alle mie figlie e nipoti, se avessero l’età di quei ragazzi di Pisa, sentirei la responsabilità di dire di pensarci due volte prima di scendere in strada. Ma così si comprime un diritto, si diffonde una cattiva aria. Il diritto a manifestare è il primo ad essere colpito nei regimi autoritari” ha detto.