In questi giorni non si fa che parlare dell’arresto del super boss Messina Denaro arrestato dopo 30 anni di latitanza.
Da Palermo a Trapani fino ad Agrigento, le ultime inchieste dimostrano le connessioni e le coperture garantite negli anni dalle logge deviate a Matteo Messina Denaro.
Le forze dell’ordine che stanno lavorando giorno e notte ininterrottamente hanno trovato diversi covi riconducibili al boss, inoltre sembra che Giovanni Luppino, arrestato con il boss, aveva il cellulare di Quintino Paola, ex capo della Loggia Ferrer di Castelvetrano, nel portafogli. L’ultimo autista di Matteo Messina Denaro dopo l’arresto, convalidato ieri dal gip è stato portato in caserma per una perquisizione.
A tenere insieme la borghesia che conta c’è un binomio onnipresente. Mafia e massoneria pare che i mandamenti di cosa nostra controllati da Messina Denaro ricadono nelle Province con il più alto tasso di logge massoniche riconosciute: 10 a Trapani e 11 Agrigento, di cui due proprio a Campobello di Mazara, ultimo riparo del boss, e una a Castelvetrano, fortezza di mafia e misteri fin dai tempi in cui nel 1950 venne trovato cadavere il bandito Salvatore Giuliano, uno dei troppi misteri di Stato.
Da quel giorno i Messina Denaro dettano legge nelle due province dove sono registrate 22 logge massoniche, su 98 conosciute in tutta la Sicilia. Nel 1986 al termine di una perquisizione nel Trapanese vennero trovati documenti riconducibili a una loggia. Li lesse anche l’allora procuratore aggiunto Giovanni Falcone “Attento, chi tocca questi fili muore”. Falcone verrà, poi ucciso nel 1993 anche per ordine di Messina Denaro.