Nuovi guai giudiziari per Santanchè: ecco cosa ha combinato

Procura di Milano chiude inchiesta su Daniela Santanchè: accuse di truffa e falso in bilancio.

La Procura di Milano ha concluso le indagini riguardanti il fallimento di Visibilia, coinvolgendo Daniela Santanchè tra gli indagati. Santanchè, ex presidente di Visibilia Editore fino a gennaio 2022, è stata accusata di falso in bilancio dai procuratori Marina Gravina e Luigi Luzi insieme all’aggiunto Laura Pedio. Nella recente fase delle indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, Santanchè è stata implicata in un’altra accusa di truffa aggravata nei confronti dell’INPS, relativa alla gestione della cassa integrazione durante il periodo del Covid.

Di cosa è accusata

Visibilia Editore è finita sotto amministrazione giudiziaria il primo marzo su ordine del Tribunale civile di Milano, a seguito di una causa intentata da un gruppo di piccoli azionisti. Il Tribunale ha evidenziato irregolarità finanziarie e un potenziale inquinamento nei bilanci, con Visibilia Concessionaria, società controllata da Santanchè, che continua ad amministrare e gestire la tesoreria, nonostante non abbia più dipendenti. Il bilancio al 31 dicembre 2022 e la relazione semestrale al 30 giugno 2023 sono stati segnalati come non correttamente predisposti durante l’ispezione.

I procuratori Gravina e Pedio hanno sempre sostenuto che l’avviamento avrebbe dovuto essere completamente svalutato. Riguardo all’accusa di truffa, i procuratori hanno stabilito che Santanchè e il suo compagno Dimitri Kunz, insieme a Paolo Concordia, avrebbero indebitamente richiesto e ottenuto la cassa integrazione in deroga durante il periodo dal 31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022. Santanchè ha costantemente respinto le accuse mosse contro di lei. Nel frattempo, le indagini hanno anche coinvolto flussi finanziari relativi alla compravendita della villa di Forte dei Marmi di Francesco Alberoni, acquisita da Kunz e Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, per 2 milioni e 450 mila euro e rivenduta poco dopo a un imprenditore per 3 milioni e 450 mila euro. Con la chiusura di questo filone di indagine, si attende ora la richiesta formale di processo da parte della Procura di Milano.

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