Nino Di Matteo, le rivelazioni sconcertanti su Gelli, Berlusconi e Cartabia. Ecco l'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano.
Nelle ultime dichiarazioni di Nino Di Matteo emergono aspetti cruciali riguardanti il panorama politico-giudiziario italiano. Le sue osservazioni mettono in luce un’interessante continuità tra figure di spicco come Licio Gelli, Silvio Berlusconi e la recente riforma Cartabia. Di recente, il Ministro Crosetto e il Capogruppo della Lega Molinari hanno gettato la maschera, rivelando esplicitamente un desiderio di controllo dell’esecutivo sui magistrati. Queste affermazioni non sorprendono Di Matteo, il quale considera finalmente esplicitate le vere intenzioni di alcuni esponenti della maggioranza. Tuttavia, il Ministro Nordio ha tentato di rassicurare sull’indipendenza della magistratura durante il congresso dell’ANM. Tuttavia, per il Dr. Di Matteo, queste parole suonano vuote alla luce delle azioni intraprese dal governo.
Le riforme giudiziarie in Italia
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Le riforme proposte da Cartabia e dal governo Meloni sembrano convergere verso un unico obiettivo: creare un sistema giudiziario a doppio binario. Tale sistema sarebbe caratterizzato da un trattamento penale minimo per i privilegiati e massimo per gli altri, richiamando parallelismi con il passato, come il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli.
Questo progetto, secondo Di Matteo, si concretizza attraverso la limitazione dell’efficacia delle indagini sui reati dei “colletti bianchi” e attraverso restrizioni sempre più severe alla libertà di informazione e all’operato dei magistrati.
Inoltre, l’attuale dibattito parlamentare sull’uso del trojan per i reati contro la Pubblica Amministrazione solleva preoccupazioni sul fronte della lotta alla mafia. Secondo Di Matteo, indebolire gli strumenti investigativi equivale ad indebolire la lotta contro le organizzazioni criminali.
Di Matteo critica anche l’inerzia politica di fronte alla presenza di personaggi compromessi con la criminalità organizzata nella vita pubblica. Questa tolleranza, a suo dire, mina la credibilità delle istituzioni e rappresenta un pericolo per la democrazia.
Infine, Di Matteo esorta una magistratura più attiva e indipendente, pronta a difendere i principi fondamentali della Costituzione anche attraverso proteste più incisive, come lo sciopero. Questo, a suo avviso, è un dovere verso la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per quei valori.