Gomez nel suo intervento nel canale del Fatto Quotidiano ha ribatido la difficoltà che hanno oggi i giornalisti a esprimersi parlando di un fatto gravissimo sulla “libertà di stampa”. Le sue parole: “È evidente che loro sapevano che l’avreste seguite, perché eravate stati avvertiti immagino dall’ufficio stampa di ultima generazione o insomma dalle vostre fonti. Vabbè questi sono fatti delle forze dell’ordine, della magistratura che eventualmente dispone intercettazioni e roba del genere, ma appunto. Se per caso tutto questo accade perché immagino non in maniera casuale visto che vi hanno fermato potevate anche andare da un’altra parte. A quel punto sapendo che si trattava di giornalisti, i quali andavano a documentare un’azione lecita o illecita non frega assolutamente niente, perché era un dato di cronaca. Questa è una limitazione alla libertà di stampa. Allora il punto è questo: avviene per un’iniziativa del singolo commissariato o avviene perché c’è una disposizione del governo e del Ministero degli Interni?
Cioè vogliono silenziare i cronisti che seguono le proteste che loro considerano sgradite per cui hanno fatto anche leggi per punire più gravemente chi imbratta i muri… Il punto è semplicemente questo: se esistono disposizioni questo fatto è gravissimo. Se non esistono disposizione il fatto è grave ma possiamo farlo riassumere rispetto a un’iniziativa sbagliata e sconsiderata di chi lavorava. Il governo però deve rispondere c’è poco da fare, deve rispondere la Polizia di Stato, alla quale noi chiederemo chiarimenti. Chiederemo anche chiarimenti per quello che possiamo fare alla portavoce di Giorgia Meloni, la cosa è di una stupidità abissale ed è stupidissimo da parte loro addirittura farlo nei pressi delle elezioni, però la stupidità non è una scusante, l’avvenimento è veramente grave, non nelle modalità perché mi pare che siamo stati corretti, cioè non siamo di fronte a dei cronisti menati, però impedire coscientemente che un cronista possa documentare una manifestazione di protesta è una cosa che non ha a che fare con una democrazia liberale”.