In questo intervento sui social, Conte risponde a Meloni, difendendo le posizioni del M5S e criticando aspramente le decisioni del Presidente del Consiglio italiano in Europa. Conte mette in luce le conquiste passate del M5S e contrasta il presunto fallimento della Meloni nel proteggere gli interessi italiani, sia in ambito europeo che nella NATO.
Ieri, in una intervista al Corriere, Giorgia Meloni ha replicato alle critiche che noi del M5S le abbiamo mosso, insieme a quasi tutti gli analisti politici, sul fallimento da lei rimediato in Europa, con due obiezioni:
1. Il M5S non ha titolo per attaccarla perché entrambi abbiamo votato contro la von der Leyen;
2. La “credibilità della predica si valuta sempre anche dall’autorevolezza del pulpito”.
Quanto al primo punto, io sono un leader di partito, lei il Presidente del Consiglio italiano: non abbiamo giocato la stessa partita. La ragione principale del nostro voto contrario alla von der Leyen è la sua pervicace postura bellicista e il fatto di avere tramutato la transizione ecologica in transizione militare. Questo giustifica il voto contrario del M5S non di FdI che la postura bellicista l’ha abbracciata finanche con soverchio entusiasmo.
Quanto al secondo punto, il nostro pulpito è quello di chi, nel 2019, trovandosi nella sua stessa posizione, tra l’alternativa di rimanere fuori dai giochi o subire passivamente l’accordo franco-tedesco, si è dato da fare ottenendo:
A. Di far saltare il nome originariamente concordato (Timmermans), di schivare la soluzione offerta in seconda battuta (Verstager), per poi essere determinante nella scelta del nuovo commissario (Ursula von der Leyen) ritenendola l’indicazione migliore per il nostro interesse nazionale;
B. Di poter indirizzare il programma della nuova Commissione in direzione del Green Deal;
C. Che al Commissario italiano fossero attribuite deleghe pesanti;
D. Di poter resistere a chi ci voleva imporre il Mes, per poi creare dal nulla la svolta di Next Generation EU che ci ha consentito di portare in Italia 209 miliardi.
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In questi due anni Meloni, in Europa, ha detto sì a tutto, accogliendo tutte le proposte della von der Leyen. Ha detto sì ai 13 miliardi di tagli l’anno imposti al nostro Paese, che colpiranno pesantemente sanità e istruzione. Ha detto sì al Patto per l’immigrazione che ci lascia soli davanti ai flussi migratori. In cambio di cosa? Cosa ha ottenuto di concreto per l’Italia?
Il fallimento della Meloni è duplice: in Consiglio europeo è rimasta totalmente isolata e, poi, all’Europarlamento ha tentato di negoziare qualcosa sino all’ultimo per poi gettare la spugna ed essere costretta a votare contro. Ha fallito, prima, come Premier italiano e, dopo, come leader di partito. Senza contare che a destra si ritrova in Europa superata dal ben più numeroso gruppo creato dai suoi “amici” Orban, Salvini, Le Pen, dal traditore Abascal e tanti altri ancora.
Ci preoccupa anche quello che succede con la Nato. Il Governo Meloni anche in questo caso aveva fatto tutti i compitini a casa. Non ha mai fiatato con gli Alleati. È stato diligentissimo. Il premio? Perdiamo anche il rappresentante speciale per il fianco Sud della Nato, quello di peso per i rapporti con i Paesi del Mediterraneo. Andrà alla Spagna, alla faccia dei nostri interessi nazionali!
Noi non esultiamo per tutti questi fallimenti. Né intendiamo fare polemiche fini a se stesse. Piuttosto, siamo preoccupati per un’Italia che si ritrova confinata in panchina. Abbiamo il dovere di dirlo. È necessario tornare a contare.