“La riforma Cartabia e la riforma Nordio sono finalizzate alla protezione dei potenti, mascherando questa protezione come garantismo.” Queste le parole di Nino Di Matteo dal palco di via D’Amelio a Palermo, in occasione del trentaduesimo anniversario della strage che ha ucciso il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Il pm della Procura nazionale antimafia ha criticato duramente queste riforme, definendole “gravissime”.
Distanza siderale tra riforme e problemi
Di Matteo ha evidenziato alcune delle novità introdotte dalle riforme: la limitazione delle intercettazioni, il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio e l’ennesima riforma della prescrizione. Ha sottolineato che molte di queste riforme sono state avviate o addirittura approvate nell’ultimo anno, ma ha evidenziato una “siderale distanza” tra queste riforme e i problemi reali della giustizia, come la lentezza dei processi.
Un Paese al contrario
Dal palco di via D’Amelio, Di Matteo ha affermato che l’Italia attuale non è il Paese sognato da Falcone e Borsellino, né quello per cui molti servitori dello Stato hanno sacrificato la loro vita. Ha criticato duramente il fatto che personaggi come Silvio Berlusconi abbiano potuto governare a lungo e siano stati celebrati dopo la loro morte, come dimostra l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa al fondatore di Forza Italia.
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Stragi ’92-’93 organizzate per favorire nuovi soggetti politici
Poco prima dell’intervento di Di Matteo, l’ex magistrato antimafia e senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato, ha parlato delle stragi del ’92 e del ’93. Scarpinato ha affermato che queste stragi furono organizzate con l’intervento di apparati statali per accelerare il collasso della Prima Repubblica, permettendo l’ascesa di nuovi soggetti politici come Forza Italia. Ha criticato lo Stato per il suo rifiuto di affrontare queste verità e ha sottolineato la presenza di numerose prove e testimonianze che vengono ignorate.
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