Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, ha creato un doppio staff che fa discutere. Dal maggio scorso, Mantovano ha due uffici di gabinetto: uno “standard” e un secondo dedicato alla sua delega per i servizi segreti, per un costo complessivo di 600 mila euro l’anno a carico dei contribuenti italiani.
La scelta di aumentare il personale è stata giustificata con la necessità di supporto aggiuntivo per le sue funzioni di sicurezza. Tra i nuovi membri dello staff ci sono nomi noti come Alessandro Monteduro, una vecchia conoscenza di Mantovano, e Paolo Quadrozzi, storico esponente di Fratelli d’Italia. Monteduro, nominato capo di gabinetto per la delega ai servizi segreti, riceve un compenso che può arrivare fino a 200 mila euro annui, divisi tra trattamento economico di base e indennità di collaborazione diretta.
Paolo Quadrozzi, con il nuovo incarico, ha mantenuto il suo stipendio di base di 58.653,73 euro, ma ha visto la sua indennità aumentare di 30 mila euro, raggiungendo un totale di 150 mila euro lordi annui.
Queste nomine e i relativi costi hanno sollevato critiche da parte dell’opposizione, che accusa il governo di gestione poco oculata delle risorse pubbliche in un momento in cui sarebbe necessaria maggiore parsimonia. La decisione di Mantovano di ampliare il proprio staff, con figure a lui vicine, viene percepita da molti come una mossa discutibile.
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Il decreto firmato da Giorgia Meloni ha autorizzato compensi elevati per le nuove figure introdotte, come quella di Monteduro. Inoltre, altri membri dello staff, come il viceprefetto Fabrizio Izzo, sono stati riassunti come consulenti, con stipendi rilevanti.
Complessivamente, i costi per mantenere questa doppia struttura di gabinetto alla Presidenza del Consiglio ammontano a circa 595 mila euro l’anno. Questa spesa alimenta le polemiche sul modo in cui il governo gestisce i fondi pubblici, sollevando domande sull’efficienza e sull’adeguatezza delle spese in un contesto politico già teso.