Negli ultimi anni, Matteo Salvini, leader della Lega, ha spesso fatto promesse significative in tema di pensioni, soprattutto riguardo alla cancellazione della legge Fornero e all’introduzione di “Quota 41”. Tuttavia, queste promesse si sono rivelate difficili da mantenere, portando a critiche e accuse di incoerenza.
### Le promesse iniziali
Nel 2022, durante un comizio a Capitello, provincia di Salerno, Salvini aveva dichiarato: “Se vinciamo le elezioni e non cancelliamo la Fornero facendo Quota 41, siete liberi di spernacchiarmi”. Questa dichiarazione aveva acceso le speranze di molti lavoratori vicini alla pensione, che vedevano in “Quota 41” una possibilità concreta di andare in pensione anticipata senza dover rispettare i rigidi criteri della legge Fornero.
### La realtà dei fatti
Tuttavia, dopo le elezioni e con Salvini nuovamente al governo come vicepremier, la realtà si è dimostrata ben diversa. Invece di “Quota 41”, il governo ha introdotto “Quota 103”. Questa misura richiede sì 41 anni di contributi, ma impone anche di aver raggiunto almeno i 62 anni di età. Inoltre, il calcolo dell’assegno pensionistico secondo il metodo contributivo penalizza notevolmente i beneficiari. Ad esempio, l’importo erogato fino ai 67 anni è soggetto a un tetto massimo di 2.394,44 euro. Come risultato, solo 7.000 persone hanno richiesto di uscire dal lavoro grazie a questa misura.
### Il futuro incerto
Guardando al futuro, sembra improbabile che Salvini possa evitare ulteriori critiche per non aver mantenuto le sue promesse. Le anticipazioni sulla prossima manovra finanziaria suggeriscono ulteriori tagli sulle pensioni, con il governo che valuta l’allungamento del periodo di attesa (“finestra mobile”) tra la maturazione dei requisiti per la pensione anticipata e la riscossione del primo assegno.
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Salvini, tramite il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, sembra ora accontentarsi di una versione “light” di “Quota 41”, che prevedrebbe il ricalcolo contributivo dell’assegno. Questo porterebbe a trattamenti pensionistici decurtati in media del 20%, scoraggiando ulteriormente i potenziali pensionati.
La gestione delle promesse sulla riforma delle pensioni da parte di Salvini solleva domande sulla coerenza e sull’affidabilità della sua leadership. Le aspettative create nel 2022 non sono state soddisfatte, e le prospettive future sembrano suggerire ulteriori compromessi e concessioni, lontane dalle promesse iniziali di un’abolizione totale della legge Fornero. Salvini rischia quindi di trovarsi di fronte a un crescente malcontento tra gli elettori che si aspettavano misure più incisive e risolutive sul fronte pensionistico.
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