Nel corso della trasmissione In altre parole su La7, Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, ha commentato la recente tensione tra Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, e il leader attuale del partito, Giuseppe Conte. Secondo Travaglio, si è assistito a una curiosa inversione di ruoli tra i due: Grillo, che per anni ha accusato Conte di eccessiva legalità e di dipendere da cavilli burocratici, ora si comporta in modo simile, consultando avvocati e minacciando ricorsi legali per influenzare le decisioni del movimento.
Al contrario, Giuseppe Conte, da sempre identificato come avvocato e uomo di legge, si è fatto promotore dei valori partecipativi e democratici originari del M5S, ricordando a Grillo che “uno vale uno” e che la base del movimento deve essere coinvolta nelle decisioni tramite il voto. Travaglio ha sottolineato il paradosso di questa situazione, con Conte, assente alla nascita del movimento, che ora spiega i suoi principi fondativi a Grillo, che ne è l’ideatore.
Un altro punto toccato dal direttore del Fatto Quotidiano è stato il malcontento diffuso tra la base del M5S nei confronti delle recenti iniziative legali di Grillo. Molti, ha spiegato Travaglio, si aspettano da lui un ruolo di “padre nobile”, come quello svolto da figure come Pierluigi Bersani e Romano Prodi nel Partito Democratico. Invece di ostacolare i progressi del movimento con rancori e dispute legali, Grillo dovrebbe accompagnare il M5S con gratitudine per ciò che è stato costruito in questi anni.
Travaglio ha concluso l’intervista con un’ironia pungente. Quando Massimo Gramellini gli ha chiesto come si comporterebbe se dovesse lasciare Il Fatto Quotidiano, Travaglio ha risposto di sperare di non “sputare sul giornale”, scherzando sul contratto annuale di consulenza da 300.000 euro che Grillo ha con il M5S, alludendo alla difficoltà di lasciare una posizione vantaggiosa con dignità.
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Travaglio ha quindi invitato Grillo a riflettere sul suo ruolo all’interno del Movimento 5 Stelle, suggerendo che la vera grandezza di un leader non si misura solo dalla sua capacità di entrare in scena, ma soprattutto da come riesce a uscirne, lasciando spazio alla nuova generazione. Il messaggio di fondo è chiaro: Grillo, per il bene della sua “creatura”, dovrebbe abbracciare un ruolo più distaccato e generoso, sostenendo il percorso del M5S senza ostacolarlo con conflitti personali, proprio come altri leader politici hanno fatto nel passato.
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