Non c’è tregua per Vittorio Sgarbi, coinvolto in numerosi scandali legati al mondo dell’arte. Mentre tenta di trasferire a Torino il processo per evasione fiscale relativo all’acquisto di un quadro, a Imperia dovrà affrontare un giudizio per esportazione illecita di opere d’arte, con udienza fissata a febbraio. A Macerata, invece, si avvicina la chiusura dell’indagine sul celebre dipinto “Manetti con candela”.
L’ultima tegola per Sgarbi riguarda il sequestro di 41 delle 70 opere esposte nella mostra dedicata al futurista Roberto Iras Baldessari al Museo Civico di Rovereto. Le opere, curate dallo stesso Sgarbi, sono state ritenute false dal Nucleo Tutela Patrimonio di Venezia, che le ha sequestrate a seguito di perizie condotte su segnalazione dell’esperto Giancarlo Cappelletti. Nonostante Sgarbi avesse bollato l’accusa come “inesistente”, oltre la metà delle opere in esposizione è stata confiscata.
Il curatore della mostra, Maurizio Scudiero, e altri collaboratori sono indagati per ricettazione e contraffazione, ma Sgarbi non risulta coinvolto nell’indagine. La controversia ha anche avuto ripercussioni sulla mostra sul futurismo, in programma alla GNAM di Roma, da cui sono stati rimossi i nomi degli organizzatori della mostra di Rovereto. L’evento ha perso così metà delle 650 opere previste.
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Non è l’unico guaio giudiziario per il critico d’arte. A Imperia, Sgarbi affronterà un processo per l’esportazione illecita di un dipinto attribuito a Valentin de Boulogne, il “Concerto con bevitore”, sequestrato nel 2021 nel Principato di Monaco. La tela, dal valore stimato di 5,5 milioni di euro, era stata esportata senza autorizzazione. L’accusa coinvolge anche la compagna di Sgarbi, Sabrina Colle, e l’impresario Gianni Filippini. L’inchiesta, iniziata nel 2019 a Siracusa e poi trasferita a Imperia per competenza territoriale, ha ricostruito le modalità con cui il dipinto è finito nell’abitazione di Sgarbi, acquistato per soli 10 mila euro in contanti e in nero nel 2014 a Orzinuovi, nel Bresciano.
Questi episodi sollevano preoccupazioni sulla trasparenza e la legalità delle operazioni di compravendita nel mercato dell’arte, soprattutto quando coinvolgono personalità di spicco come Sgarbi.