Il Superbonus ha trainato la crescita, ecco perchè le balle della Meloni su Conte sono state smentite dall’Istat

Negli ultimi anni, il dibattito economico e politico in Italia è stato dominato dal tema del Superbonus edilizio, una misura introdotta dal governo Conte con l’obiettivo di rilanciare il settore delle costruzioni e stimolare la crescita economica. La misura, che consentiva ai cittadini di effettuare lavori di ristrutturazione edilizia con un incentivo fiscale fino al 110%, ha avuto un impatto significativo sul PIL italiano durante il periodo della sua applicazione. Tuttavia, con l’avvento del governo Meloni, la situazione economica sembra essere cambiata radicalmente.

Il Boom del Superbonus sotto Conte
Durante il periodo di governo Conte, il Superbonus ha avuto un ruolo chiave nel trainare la crescita economica. Secondo i dati Istat, tra il 2021 e il 2023 il PIL italiano è stato rivisto al rialzo, con un incremento di circa 90 miliardi di euro, in gran parte attribuibile agli investimenti nel settore delle costruzioni. Questo impulso economico ha permesso al paese di recuperare rapidamente dalla recessione causata dalla pandemia, riportando il rapporto debito/PIL ai livelli pre-crisi.

La misura ha incentivato ristrutturazioni e miglioramenti energetici nelle abitazioni, generando una forte domanda di manodopera e materiali. Il risultato è stato un vero e proprio boom del settore edilizio, che ha rappresentato fino al 90% della crescita reale del PIL in alcuni periodi. Il Superbonus, pur con i suoi costi per le casse dello Stato, ha dunque contribuito a stimolare l’economia in un momento critico.

Il Declino sotto il Governo Meloni
Con l’arrivo del governo Meloni, le politiche economiche hanno subito un cambiamento di rotta. La decisione di ridurre e poi sospendere gradualmente il Superbonus ha portato a un raffreddamento del settore edilizio. La crescita del PIL, che aveva beneficiato enormemente della misura, ha subito un brusco rallentamento. Secondo gli ultimi dati, l’economia italiana ha visto una contrazione nel 2024, con una diminuzione della crescita rispetto agli anni precedenti.

La mancanza di una strategia alternativa per sostenere la crescita economica ha aggravato la situazione. Il governo Meloni ha cercato di concentrarsi su altre riforme, ma senza il supporto di un intervento massiccio come il Superbonus, l’impatto sul PIL è stato limitato. Questo ha sollevato preoccupazioni non solo tra gli esperti economici, ma anche tra i cittadini e le imprese, che hanno visto svanire le opportunità di investimento e crescita create dalla precedente amministrazione.

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Una Questione di Priorità Economiche
Il confronto tra il periodo Conte e il periodo Meloni mette in luce una differenza fondamentale nelle priorità economiche dei due governi. Mentre Conte ha puntato su una politica espansiva, con misure dirette a stimolare immediatamente l’economia, Meloni ha adottato un approccio più prudente, focalizzato sulla riduzione del debito pubblico e sulla stabilità finanziaria.

Tuttavia, il costo di questa prudenza è stato evidente: senza un catalizzatore come il Superbonus, la crescita economica ha rallentato, portando il paese a una situazione di stagnazione. La sfida per il governo Meloni, ora, è quella di trovare un nuovo equilibrio tra rigore finanziario e stimolo economico, per evitare che l’Italia entri in una fase di recessione prolungata.

Il Superbonus ha rappresentato una leva fondamentale per la crescita economica durante il governo Conte, mentre la sua riduzione ha contribuito al declino del PIL sotto il governo Meloni. Non c’era nessun “buco” come affermato da Giorgetti e dal governo per anni. Questo confronto evidenzia l’importanza di politiche economiche mirate e tempestive per sostenere lo sviluppo del paese. Ora, con un’economia in rallentamento, il governo Meloni si trova di fronte alla sfida di rilanciare la crescita con strumenti alternativi, in un contesto globale incerto e complesso.

Le parole del Deputato M5s Leonardo Donno: “Faranno fatica nel centrodestra a spiegare come con loro al governo l’economia italiana stia continuando a peggiorare. Dopo essersi vantati di atteggiamenti responsabili, che tradotto significa mettere in atto politiche austere, è il momento di fare i conti con la realtà.

I nuovi dati Istat infatti rivedono al ribasso la già misera crescita del Pil relativa al primo anno del governo dei ‘patrioti’; un risultato guadagnato con la prima Manovra lacrime e sangue, e che molto probabilmente andrà a peggiorare se non si cambia direzione.
È finito il tempo di dare la colpa a fantomatici buchi di bilancio, al Superbonus, al Reddito di cittadinanza. L’assenza di politiche espansive ha portato il nostro Paese e risultati negativi, così come il 18esimo mese di calo della produzione industriale su base annua.

Ricordiamo agli esponenti di centrodestra che esiste una differenza tra il dire e il fare. Nel secondo caso si ottengono risultati, come quelli conseguiti con le politiche dei governi Conte. L’istituto di statistica afferma infatti che la crescita del Pil nel 2021 è ulteriormente aumentata passando da +8,3 a +8,9, e nel 2022 da +4 a +4,7, mentre nel 2023, a guida centrodestra, si è passati da un già striminzito +0,9 a un fallimentare +0,7. Con le nostre politiche espansive il debito è diminuito dal 154% del 2020 al 134,6% del 2023.
È finito il tempo di prendere in giro i cittadini, il governo si assuma una volta per tutte le proprie responsabilità.”

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