– L’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, è stata condannata dal Tribunale di Milano a 4 anni di reclusione per reati di evasione fiscale e autoriciclaggio. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e disposto la confisca di oltre 3,4 milioni di euro, che scatterà con la condanna definitiva, oltre a una multa di 6mila euro e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Condannati a due anni anche il pilota di rally Leonardo Isolani e la moglie Manuela Mascoli, mentre è stata assolta la figlia di lei, Giorgia Giovannelli. La pubblica accusa aveva chiesto tre anni di condanna per ciascuno dei tre imputati.
L’inchiesta milanese ruota attorno a una serie di operazioni commerciali, tra cui la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, che sarebbero state utilizzate per occultare un’evasione fiscale. A Pivetti, in qualità di legale rappresentante di società con sede in Polonia e Hong Kong, viene contestato di aver aiutato, insieme agli altri imputati, a evadere imposte per oltre 5 milioni di euro. Durante la requisitoria dello scorso giugno, il pubblico ministero aveva sottolineato l’impossibilità di concedere attenuanti alla Pivetti, definendola “una persona che ha avuto modo di conoscere dall’interno le istituzioni, ha rivestito la terza carica dello Stato e beneficia di un vitalizio pagato dai cittadini”, sottolineando quindi la necessità di “pretendere il rispetto degli obblighi di legge”. Secondo il pm, l’ex presidente della Camera era consapevole “delle difficoltà finanziarie di Isolani” e lo avrebbe aiutato a sottrarre i beni dalle procedure di riscossione dell’erario, utilizzando “mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l’accertamento e indurre in errore l’amministrazione finanziaria”.
I giudici, nella sentenza, hanno ritenuto la Pivetti colpevole di aver evaso tasse per quasi 3,5 milioni di euro, successivamente reinvestiti in attività imprenditoriali e finanziarie, motivo per cui è stata accusata anche di autoriciclaggio. L’ex presidente della Camera, tuttavia, ha annunciato che presenterà appello, affermando che “la condanna è solo la fine del primo tempo” e che “avremo modo di chiarire tutto in appello”. Le motivazioni della sentenza saranno rese pubbliche tra 90 giorni.
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Inoltre, Irene Pivetti sarà nuovamente davanti ai giudici il prossimo 21 novembre presso il Tribunale di Busto Arsizio, per un altro processo in cui è imputata insieme ad altre persone per frode in forniture pubbliche, bancarotta, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. Le accuse riguardano una compravendita di mascherine dalla Cina durante l’emergenza Covid, per un valore dichiarato di 35 milioni di euro, ma che, secondo l’accusa, ne sarebbero state consegnate solo per 10 milioni e con qualità inferiore e falso marchio CE.
Nel processo milanese, Pivetti si era difesa spiegando di non essere più interessata a un acquisto di automobili – al centro del contenzioso – perché non adatte al progetto di ‘racing’ che aveva in mente. “Non ero più interessata a quelle auto”, ha dichiarato, precisando che il suo obiettivo era creare un progetto legato alle corse automobilistiche.
Il caso di Irene Pivetti continua a far discutere, in attesa dei prossimi sviluppi giudiziari.