Il 29 settembre 2024, durante il programma “Accordi&Disaccordi” in onda sul canale Nove, Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, ha espresso forti critiche nei confronti di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, a seguito dell’attacco su Beirut che ha causato la morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Le sue dichiarazioni hanno acceso il dibattito, poiché Travaglio ha definito Netanyahu un “terrorista”, accusandolo di compiere atti di terrorismo in uno Stato sovrano per eliminare un altro terrorista, con potenziali conseguenze devastanti per la regione e per Israele stesso.
L’attacco su Beirut e le conseguenze internazionali
Travaglio ha spiegato che l’attacco israeliano, avvenuto nella capitale libanese, ha sì raggiunto l’obiettivo di eliminare Nasrallah, ma a un prezzo elevatissimo: la distruzione di interi quartieri e la perdita di vite civili in un Paese sovrano come il Libano. Il giornalista ha evidenziato che, pur non lamentando la morte di un leader terrorista come Nasrallah, il metodo utilizzato per raggiungere questo risultato solleva importanti questioni umanitarie e legali. In particolare, ha sottolineato la violazione del diritto internazionale, con Israele che continua a trattare il Libano come “il cortile di casa sua”, attaccando ripetutamente obiettivi al di fuori dei propri confini senza considerare le implicazioni globali.
Secondo Travaglio, tali azioni potrebbero portare a una serie di rappresaglie contro Israele e innescare un ciclo di violenza che potrebbe coinvolgere l’intero Medio Oriente. “È un atto di terrorismo per uccidere un terrorista”, ha detto, suggerendo che l’uccisione di Nasrallah non risolverà i problemi ma, al contrario, alimenterà ulteriormente l’odio e il terrorismo contro Israele. Ha paragonato la situazione alla storia passata, ricordando come i capi di Hamas uccisi da Israele siano stati rapidamente sostituiti, e come gli eserciti di Hezbollah e Hamas non solo non siano stati sconfitti, ma al contrario moltiplicati dalla rabbia e dall’odio generati dalle azioni israeliane.
Critiche a Netanyahu e all’isolamento internazionale di Israele
Il giornalista ha poi affrontato il tema del discorso tenuto da Netanyahu alle Nazioni Unite, durante il quale il primo ministro israeliano ha definito l’ONU una “palude di bile antisemita”. Secondo Travaglio, questa è una posizione estremamente pericolosa e senza precedenti nella storia diplomatica israeliana. Ha ricordato come proprio l’ONU, con la risoluzione 181 del 1947, abbia sancito la nascita di Israele tramite la spartizione della Palestina in due Stati. In tal senso, le parole di Netanyahu vengono interpretate da Travaglio come un “sputare” sull’atto di nascita del proprio Paese.
Travaglio ha sottolineato che, a causa delle politiche di Netanyahu, Israele si trova sempre più isolato a livello internazionale. Il giornalista ha espresso preoccupazione per l’immagine di Israele, che appare agli occhi del mondo sempre più come uno Stato che calpesta i diritti internazionali e umanitari, seminando caos e fomentando il terrorismo. “Netanyahu sta seminando antisemiti in tutto il mondo e sta seminando terrorismo in tutto il Medio Oriente”, ha dichiarato Travaglio.
Il quadro geopolitico globale
Nel suo intervento, Travaglio ha dipinto un quadro geopolitico estremamente complesso, dove le azioni di Israele sotto la guida di Netanyahu sembrano avere ripercussioni su scala globale. In particolare, ha parlato della debolezza dell’Europa e del ruolo ambiguo degli Stati Uniti sotto la presidenza di Joe Biden, che il giornalista ha definito “un presidente completamente rincoglionito in carica fino al 20 gennaio dell’anno prossimo”. Travaglio ha criticato l’inerzia della comunità internazionale, affermando che l’ONU, pur avendo la capacità di fare dichiarazioni di principio, è priva di reale peso politico.
Secondo Travaglio, l’Iran e la Cina stanno giocando un ruolo strategico, lasciando che Netanyahu agisca indisturbato, poiché le sue azioni, paradossalmente, favoriscono i loro interessi. Ha descritto l’Iran come l’unico attore con una visione lucida della situazione, attendendo che le mosse di Israele destabilizzino ulteriormente la regione. Allo stesso modo, ha sottolineato il ruolo astuto della Cina, sempre pronta a sfruttare le debolezze dell’Occidente per espandere la propria influenza economica e politica.
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Conclusioni: una situazione esplosiva
In conclusione, Travaglio ha delineato un futuro fosco per la regione, dove le politiche aggressive di Netanyahu potrebbero avere effetti a lungo termine non solo su Israele, ma sull’intero Medio Oriente. L’uccisione di Nasrallah, secondo il giornalista, non porterà la pace, ma sarà un catalizzatore per ulteriori violenze, rappresaglie e instabilità. Il rischio, ha avvertito, è che Israele stia gettando le basi per un’escalation incontrollabile che potrebbe coinvolgere altre potenze mondiali e minare ulteriormente la stabilità della regione.
Le parole di Travaglio sono state particolarmente critiche nei confronti di Netanyahu, dipingendolo come un leader che sta danneggiando non solo il suo Paese, ma l’intero ordine internazionale. Le sue dichiarazioni riflettono un punto di vista molto critico sul modo in cui Israele sta gestendo la sua politica estera, e sollevano importanti questioni su come la comunità internazionale dovrebbe reagire a queste dinamiche sempre più pericolose.
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