Alessandro Di Battista, ha recentemente condiviso una riflessione critica nei confronti della posizione del governo italiano, in particolare della premier Giorgia Meloni, riguardo alla crisi israelo-palestinese. Di seguito analizziamo i punti salienti del suo intervento, cercando di evidenziare la retorica usata e i temi chiave della sua critica.
Uno dei fulcri del discorso di Di Battista è la contraddizione tra il patriottismo e il sovranismo rivendicato dalla Meloni e la sua presunta mancanza di coerenza nell’applicare tali principi in ambito internazionale. Secondo Di Battista, Meloni si presenta come paladina della sovranità e dell’autonomia politica, ma nei fatti non applica questi stessi principi con coerenza nei confronti di situazioni internazionali come quella della Palestina.
L’accusa più forte riguarda l’assenza di condanne nei confronti delle azioni di Israele, che da decenni occupa territori palestinesi in violazione del diritto internazionale. Di Battista sottolinea come Meloni, pur avendo promosso “15 pacchetti di sanzioni contro la Russia”, non abbia preso alcuna iniziativa simile contro Israele, evidenziando una doppia morale e un’ipocrisia nelle politiche internazionali del governo.
Il paragone con la crisi in Crimea
Di Battista fa un paragone tra la situazione in Crimea e quella dei territori palestinesi, con l’intento di sottolineare l’incoerenza delle posizioni dell’Occidente. Nella sua visione, mentre la Crimea è stata oggetto di sanzioni e condanne per l’annessione da parte della Russia, la stessa attenzione non viene riservata all’occupazione israeliana dei territori palestinesi, nonostante una situazione simile di ingiustizia e oppressione. In particolare, evidenzia come la maggioranza dei cittadini della Crimea si sentano russi e abbiano accolto con favore l’annessione, mentre i palestinesi nei territori occupati subiscono un’oppressione costante.
Il problema della leadership palestinese e le “democrazie accettabili”
Di Battista critica inoltre la retorica occidentale che, secondo lui, impone ai palestinesi di trovare una leadership “accettabile” prima di poter sperare in un riconoscimento dei propri diritti. Questo ragionamento, per Di Battista, è sintomatico di una visione coloniale, in cui solo le leadership che si allineano ai valori occidentali vengono considerate legittime. La critica si estende dunque all’intero impianto ideologico con cui l’Occidente si approccia alla questione palestinese, richiedendo ai palestinesi di dimostrare di essere “degni” di autodeterminazione e diritti umani.
Storia di colonizzazione e apartheid
Nel suo intervento, Di Battista non manca di ricordare la lunga storia di violenze subite dal popolo palestinese, dalla Nakba alla colonizzazione dei territori, fino alla recente approvazione di leggi nel parlamento israeliano che, secondo lui, rendono di fatto impossibile la nascita di uno Stato palestinese. Questo, secondo Di Battista, dimostra come la retorica dell’autodifesa di Israele e la necessità di un dialogo bilaterale siano spesso solo facciate per perpetuare l’occupazione e negare ai palestinesi il diritto a una propria nazione.
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Conclusione: la retorica “patetica” di Meloni
Il termine “patetico”, ripetuto più volte da Di Battista, sintetizza la sua valutazione del discorso e delle azioni di Giorgia Meloni riguardo alla questione israelo-palestinese. La definisce patetica perché, a suo parere, tradisce i principi stessi di sovranità e patriottismo che Meloni afferma di difendere. Nella visione di Di Battista, il vero patriottismo dovrebbe basarsi sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, senza indulgere in doppi standard o favoritismi verso alleati geopolitici.
In conclusione, l’analisi di Alessandro Di Battista offre una critica severa non solo alla politica estera italiana, ma anche alla retorica occidentale più ampia, che secondo lui tende a giustificare alcune violazioni del diritto internazionale mentre ne condanna altre, a seconda delle convenienze geopolitiche.
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