In un momento storico segnato da conflitti devastanti come quello in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un appello chiaro e deciso: fermare la corsa alle armi e riprendere il dialogo. Le sue dichiarazioni, fatte in occasione della Marcia della Pace ad Assisi e dell’incontro dei Costruttori di Pace, risuonano con una forza particolare, invitando la politica internazionale a una riflessione profonda sulla necessità di una svolta negoziale che possa portare a una pace duratura.
Economia di guerra e riarmo: la critica al rapporto Draghi
Uno dei temi principali toccati da Conte è stato il “Rapporto Draghi”, che, a suo dire, indica un’inquietante accelerazione verso un’economia di guerra. “Il passaggio clou è a pagina 169,” ha dichiarato Conte, “dove si afferma che siamo in un’economia di guerra e dobbiamo fare una corsa al riarmo.” Secondo l’ex premier, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), nata per finanziare sviluppo e coesione, ora si troverebbe a dover rimuovere le limitazioni sugli investimenti nelle industrie militari.
Non solo, Conte ha denunciato come la finanza etica, un pilastro delle politiche di trasparenza sugli investimenti bancari in Italia, sia sotto pressione. La legge 185 del 1990, che regolava gli investimenti bancari nel settore militare, sarebbe stata modificata, cancellando una lista di controllo fondamentale. “Stanno cercando di convincerci che i parametri della finanza etica, con le limitazioni agli investimenti militari, debbano essere rivisti”, ha affermato con preoccupazione.
Stop alle armi e ritorno al dialogo
Ma il fulcro del messaggio di Conte è la sua ferma opposizione alla strategia dell’escalation militare, che egli vede come la manifestazione di un “deficit di politica”. La vera politica, ha detto Conte, non è quella dei “parolai”, ma quella che si basa sul dialogo e sulla costruzione di soluzioni negoziali. “Le guerre in corso dimostrano che c’è un deficit di politica, politica con la P maiuscola”, ha affermato. Questo richiamo è indirizzato sia alla situazione in Ucraina, dove Conte chiede uno stop all’invio di armi e un’immediata svolta negoziale, sia alla crisi umanitaria in Medio Oriente.
“Bisogna fermare lo sterminio a Gaza, l’occupazione illegittima in Cisgiordania e riprendere la logica del dialogo”, ha dichiarato Conte, sottolineando l’importanza di soluzioni che garantiscano pace e sicurezza per tutte le popolazioni coinvolte. L’ex premier ha espresso la sua convinzione che il continuo invio di armi non farà altro che prolungare i conflitti, senza fornire una reale possibilità di risoluzione.
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Un appello alla politica e ai cittadini
Le parole di Conte rappresentano un appello sia alla politica che alla società civile. La sua critica non si limita ai governi, ma si estende anche a chi è coinvolto nei processi decisionali europei e internazionali, invitando tutti a riflettere sulla necessità di una nuova visione che metta la pace al centro dell’agenda politica.
In un mondo sempre più polarizzato, le parole di Conte invitano alla moderazione, alla ricerca del compromesso e alla costruzione di ponti, anziché alla divisione. La guerra, secondo Conte, non può mai essere la soluzione, e solo attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale si potrà garantire un futuro di pace e sicurezza per tutte le nazioni coinvolte.
In conclusione, l’appello di Giuseppe Conte è un invito a fermarsi e riflettere sulla strada intrapresa dalla comunità internazionale. Le sue parole, critiche e potenti, offrono una visione alternativa alla militarizzazione e al conflitto, sottolineando l’importanza della diplomazia e della negoziazione. Un messaggio che merita di essere ascoltato e discusso, soprattutto in un momento in cui le sorti di milioni di persone dipendono dalle decisioni politiche prese nei palazzi del potere.
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